di e con Dario D’Ambrosi
produzione Teatro patologico
È il 1978 e chiudono i manicomi. I pazienti vengono dimessi dagli ospedali psichiatrici, catapultati nella città senza alcun criterio, senza considerare che molto spesso il matto viene considerato dalla società come qualcosa di ingombrante e scomodo, di cui nessuno si vuole assumere la responsabilità.
In scena un’uomo indossa un camice, un pigiama ed un paio di pantofole; ha il volto bianco e smagrito.
Lo spettatore è costretto suo malgrado a confrontarsi con la diversità, con quell’uomo che si fa fatica a considerare un attore che recita. D’Ambrosi ricrea quella ritrosia che è tipica di chi si trova di fronte a un vero malato di mente.