ideazione Andrée Ruth Shammah
con il sostegno del Memoriale della Shoah di Milano
Canto I e II
coordinamento registico Benedetta Frigerio
laboratori condotti da Monica Barbato, Alberto Mariotti
con IIS Falcone Righi di Corsico, Liceo Linguistico Marconi di Milano, Liceo Classico Manzoni di Milano (allievi e ex-allievi)
Canto IX, X e XI
coordinamento registico Federica Santambrogio
direzione musicale Pilar Bravo
laboratori con Liceo Classico Beccaria di Milano, Liceo Artistico Candiani di Busto Arsizio
coro di alunni della Scuola secondaria di primo grado Alessandrini di Cesano Boscone, della Scuola Primaria Giusti di Via Palermo Milano, e del coro di voci bianche Op.64
In occasione della Giorno della Memoria, 120 studenti delle scuole primarie e secondarie e degli istituti di secondo grado lombardi affrontano uno dei momenti più bui e terribili della nostra storia nella sua “verità” e nella sua complessità attraverso l’opera di Peter Weiss.
Il lavoro che presentiamo in questa occasione è la prima tappa di un progetto triennale sulla memoria, ed è frutto di una serie di laboratori teatrali nelle scuole in cui i ragazzi hanno affrontato le parole raccolte da Weiss durante il processo di Francoforte del 1963-65, hanno cercato di capire le loro reazioni a queste testimonianze e hanno provato a restituirle in una forma artistica, con forza e rigore.
Il nostro obiettivo è che questo progetto diventi un appuntamento rituale con la memoria, un’esperienza emotiva, una dichiarazione di appartenenza e di volontà di conoscenza che si ripete tutti gli anni a gennaio coinvolgendo scuole e studenti diversi perché tutti possano farne esperienza.
L’istruttoria si basa sulle note prese da Weiss durante le sedute del processo di Francoforte contro un gruppo di SS e di funzionari del Lager di Auschwitz, che si tenne a Francoforte sul Meno tra il 10 dicembre 1963 e il 20 agosto 1965. Nelle 183 giornate di processo vennero ascoltati 409 testimoni, 248 dei quali sopravvissuti al campo di sterminio. L’intera drammaturgia non si discosta mai da parole realmente pronunciate nell’aula del tribunale.