Archivio / Teatro

Dolore sotto chiave
Sik Sik l’artefice Magico

due atti di Eduardo De Filippo

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Dolore sotto chiave
Sik Sik l’artefice Magico

due atti di Eduardo De Filippo

Imperdibile il maestro Cecchi in due atti unici di Eduardo che, con irresistibile comicità, fanno sorridere sulle piccole grandi tragedie umane.

Il grande maestro del Teatro Carlo Cecchi, funambolo e innovatore della scena che ha attraversato il Novecento, restituisce con questo dittico l’amarezza e il realismo di Eduardo De Filippo, la sua capacità di graffiare anche con una sola fulminea invenzione paradossale.

Un incontro tra due intelligenze severe, inflessibili e rivoluzionarie del palcoscenico, specchio per entrambi della realtà che si riflette nella finzione e viceversa.

Carlo Cecchi offre al pubblico un doppio Eduardo: in Sik Sik ritroviamo tutto lo sprezzante realismo del drammaturgo napoletano e il teatro come metafora della vita. In Dolore sotto chiave De Filippo gioca con la morte, la ridicolizza, la esorcizza così: ridendoci e facendoci ridere sopra.

In scena due tra i lavori più preziosi della tradizione eduardiana, riflessioni sul mondo del teatro come metafora della vita.

Dolore sotto chiave, nato come radiodramma nel 1958, è una girandola di situazioni grottesche, un gioco beffardo sul senso della morte, sulla sua permanenza nelle nostre vite. De Filippo gioca con la morte, la ridicolizza, l’esorcizza così: ridendoci (e facendoci ridere) su. Perché è anch’essa parte delle nostre esistenze e cercare di negarla, non riconoscerla, significa negare la vita stessa.

Sik Sik l’artefice magico è invece il primo degli umanissimi tragicomici personaggi di De Filippo, una pietra miliare del suo teatro che conta, solo nella città di Napoli, oltre 450 repliche. Un illusionista maldestro e squattrinato si esibisce in teatri di infimo ordine con la moglie Giorgetta e Nicola, che gli fa da spalla. Una sera, all’ultimo momento, è costretto a sostituire la spalla con il primo, povero, malcapitato. In un crescendo di inesorabili qui-proquo, la vicenda umana e comica dello spiantato illusionista, mago da strapazzo, porta con sé il retrogusto amaro del fallimento. In Sik Sik ritroviamo lo sprezzante realismo di Eduardo De Filippo e il teatro come metafora della vita.

Carlo Cecchi, dopo aver frequentato, all’inizio degli anni Sessanta, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica come allievo attore, dal 1968, anno di fondazione del suo proprio teatro, ha diretto molti spettacoli e recitato molti ruoli. Si ricordano qui: Il borghese gentiluomo e Il misantropo di Molière (con le traduzioni di Cesare Garboli), Woyzek e Leonce e Lena di Büchner, Il bagno di Majakovski, L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello, Il compleanno di Pinter, Finale di partita di Beckett e molte volte Shakespeare, fra cui una trilogia: Amleto, Sogno di una notte d’estate, Misura per misura. Con il Teatro Stabile delle Marche (oggi Marche Teatro), di cui è artista di riferimento dal 2003, ha in repertorio: Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, Tartufo di Molière, Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene e mangiare con me di Thomas Bernhard / Sik Sik l’artefice magico di Eduardo De Filippo e Sogno di una notte d’estate di William Shakespeare, il dittico Troppo sbronzo da dire ti amo? di Caryl Churchill e Prodotto di Mark Ravenhill. In tutti questi spettacoli Cecchi è protagonista e regista. Come attore ha interpretato nel 2013 La serata a Colono di Elsa Morante diretto da Mario Martone prodotto dalla Fondazione Teatro Stabile di Torino, Marche Teatro e Teatro di Roma e per questo è stato premiato con l’UBU come miglior attore protagonista. Sempre come regista e attore con Marche Teatro ha lavorato (coprodotto anche dal Teatro Franco Parenti) ne La dodicesima notte di William Shakespeare (Stagioni 14, 15, 16). Nel 17/18 e 18/19 con Marche Teatro ha portato in tournée Enrico IV di Luigi Pirandello.