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AVVISO: giovedì 18.04 il foyer NON è accessibile e NON sono attivi bar e guardaroba.

Archivio / Teatro

Il caso Braibanti

Archivio / Teatro

Il caso Braibanti

Uno spettacolo-concerto dedicato a una vicenda di cui si sente ancora oggi la necessità di raccontare: il processo farsa allo scrittore Aldo Braibanti accusato di aver plagiato il suo giovane compagno.

Nel giugno 1968, mentre nel mondo infiammava la Contestazione e giovani e intellettuali chiedevano più libertà e più diritti, in Italia si apriva il processo-farsa a Braibanti “per aver assoggettato fisicamente e psichicamente” il ventunenne Giovanni Sanfratello. In realtà il ragazzo, in fuga da una famiglia autoritaria e bigotta, una volta raggiunta la maggiore età aveva deciso di seguire le proprie inclinazioni ed era andato a vivere a Roma con il poeta.

Non accettando l’omosessualità del figlio, il padre affidò Giovanni agli psichiatri con la speranza di guarirlo dalla “seduzione” che avrebbe subito, e accusò Braibanti di plagio. Molti intellettuali denunciarono lo scandalo di un processo montato ad arte dalla destra più reazionaria del Paese in combutta con esponenti del clero e della “psichiatria di regime”.

In favore di Braibanti intervennero Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco, Marco Pannella, Cesare Musatti, Dacia Maraini. Tutti i loro appelli caddero nel vuoto.

Lo spettacolo ripercorre il processo a cui fu sottoposto l’intellettuale, attraverso documenti d’archivio, lettere e arringhe, per non dimenticare che libertà di pensiero va difesa anche ricordando le battaglie passate: quelle vinte, ma soprattutto quelle perse.

Un “oratorio civile” scandito dalle incursioni del sax live di Mauro Verrone in cui Fabio Bussotti e Mauro Conte interpretano non solo i ruoli dei due protagonisti, ma diventano all’occasione gli avvocati o i genitori dando così una gran prova d’attore.

La società italiana del dopoguerra, addirittura del movimentato ’68, viene svergognata per un processo-farsa in un testo, ‘Il caso Braibanti’ di Massimiliano Palmese, a cui la regia lucida e umana di Giuseppe Marini e le sentitissime interpretazioni di Fabio Bussotti e Mauro Conte riservano momenti di grande etica. E di intollerabile scandalo.
Rodolfo Di Giammarco - la Repubblica

La storia di un intollerabile scandalo, un processo all'omosessualità.

Un bello spettacolo di Massimiliano Palmese. Un testo narrativo costruito su documenti, lettere, arringhe, che la regia di Giuseppe Marini rende vivo solo con precise caratterizzazioni delle voci che via via assumono i due protagonisti, Fabio Bussotti e Mauro Conte, sempre intensi e veri, mai retorici. Questo grazie anche a un bel ritmo incalzante, che crea tensione, sostenuto dal sax di Mauro Verrone, che interviene dal vivo.
Paolo Petroni - Corriere della Sera