1972 - 2022 Cinquant’anni del Parenti
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Teatro

Marjorie Prime

Le recite sono terminate. Clicca qui per i prossimi spettacoli in scena al Parenti.


11 Gennaio - 11 Gennaio
Teatro Trivulzio - MELZO
12 Gennaio - 12 Gennaio
Teatro Lirico - MAGENTA
13 Gennaio - 14 Gennaio
Teatro Era - PONTEDERA
15 Gennaio - 15 Gennaio
Teatro Arena del sole - ROCCABIANCA (PR)
© Noemi Ardesi
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di Jordan Harrison
traduzione Matteo Colombo
con Ivana Monti, Elena Lietti, Pietro Micci, Sebastiano Spada
regia Raphael Tobia Vogel
produzione Teatro Franco Parenti

Ivana Monti, grande interprete del teatro italiano, è Marjorie, una donna che, affetta da Alzheimer e con il suo senso di identità in perenne deterioramento, passa le sue giornate a parlare con la copia digitale del defunto marito.

Un testo intrigante di Jordan Harrison, finalista al Pulitzer 2015, che si interroga sul  rapporto futuribile fra umano e intelligenza artificiale, fra memoria e identità.

Ma cosa ci rende umani se le macchine arrivano ad assomigliarci e a ricordare?

Il testo di Jordan Harrison messo in scena da Raphael Tobia Vogel con una bravissima Ivana Monti e una prova notevole di Elena Lietti, sorprende non solo per i temi toccati, l’Alzheimer e il rapporto futuribile fra umano e intelligenza artificiale, ma anche per la qualità della resa teatrale.
Maria Grazia Gregori - dalteatro.it
Tutti gli attori danno prova di un affiatamento artistico che rende tangibile la verosimiglianza dei dialoghi e altresì dei rapporti sottesi. Ciò che emerge maggiormente è, invero, la complessità delle relazioni affettive particolarmente intime, come possono essere quella dei genitori e figli e quella di una coppia di coniugi. Il rapporto con le macchine, difatti, pare servire a tratti più da pretesto per mettere in luce le dinamiche relazionali problematiche nelle quali ciascuno è immerso, a volte senza facoltà d'uscirne indenne.
Virginia Benenati – teatro.it
Un testo intrigante che s’interroga senza moralismi su relazioni artificiali e identità, ma anche sul tempo e su ciò che resterà di noi, sulle difficoltà dell’età che avanza, i bisogni più intimi, la memoria individuale e pubblica e sulle nuove forme di vita digitale.”
Livia Grossi – Corriere delle Sera
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