di Antoine Jaccoud
traduzione Colette Shammah
regia Benedetta Frigerio
con Pietro Micci
allestimento scenico Barbara Petrecca
musiche Michele Tadini
produzione Teatro Franco Parenti
Un testo tenero, a tratti buffo, più spesso disperato di cui Pietro Micci con bella prova d’attore si fa carico con adesione, ma anche con piccoli gesti stranianti, spie di una psicologia borderline, in una solitudine senza vie di uscite, amara e straziante fino alla fine. – La Repubblica
André Borlat è un uomo di mezza età che si interroga, con un linguaggio quasi di un bambino, sulle grandi domande sull’esistenza: perché siamo soli? Che cosa è la felicità? Perché fa tutto così male? Resisteremo fino alla fine? E soprattutto e più volte: che cos’è l’amore?
Trascorre le sue giornate scrivendo lettere al grande amore della sua vita: Lolò Ferrari, la donna con il secondo seno più grande del mondo, incrociata per caso sulle pagine patinate di alcune riviste specializzate.
Giuseppe Paternò di Raddusa - Cultweek
C’è il corpo gracile e nervoso del bravissimo Pietro Micci […] una pièce di puerile crudeltà e di amanti in contumacia, assenti, morti, o vivi solo nell’immaginazione folle del partner. Dopotutto, “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi”.
Il Fatto Quotidiano
Pietro Micci, superbo interprete, si spoglia di ogni sovrastruttura e conduce il monologo
attraverso tutta la gamma delle emozioni umane, dalla rabbia alla tenerezza, dando vita ad una performance che è un piccolo capolavoro.
Silvana Costa – artalks.net
Splendido spettacolo di Andrée Ruth Shammah.
Elizabeth Gaeta – Brianza Più