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La vita davanti a sé

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La vita davanti a sé

Silvio Orlando: un attore in stato di grazia [...] superlativo nello spettacolo da lui stesso diretto.

Franco Cordelli - Corriere della Sera

Dopo il tutto esaurito della scorsa stagione, torna al Parenti La vita davanti a sé, un racconto di vite sgangherate, ma anche in un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.

Strepitoso. Silvio Orlando intenerisce, commuove, diverte, con i tempi giusti che strappano qualche risata e soprattutto applausi a scena aperta.

Fulvia degl'Innocenti - Famiglia Cristiana


Pubblicato nel 1975, La vita davanti a sé è la storia di Momò, bimbo arabo che vive a Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che si prende cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Un romanzo intenso e ancora attuale, che racconta di vite sgangherate ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.

Silvio Orlando ci conduce nelle pagine del libro con la leggerezza e l’ironia di Momò, diventando con naturalezza quel bambino nel suo dramma. Un capolavoro “per tutti”, dove commozione e divertimento si inseguono senza respiro. Il genio di Romain Gary ha anticipato, senza facili ideologie e sbrigative soluzioni, il tema della convivenza tra culture e religioni diverse. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo, claustrofobico e trova un senso solo nel disperato abbraccio contro tutto e tutti di Momò e Madame Rosa e in quelle ultime parole: “bisogna voler bene”.

Silvio Orlando, con la sua recitazione dolce e naturale, racconta, interpreta, evoca la vita del bambino Mohamed detto Momò, protagonista del rocambolesco romanzo di Romain Gary. Meravigliosamente accompagnato da quattro valenti musicisti, restituisce l’innocenza, la logica fantasiosa di un bimbo, sfiorando temi difficili con lievità.
Magda Poli, Corriere della Sera
Silvio Orlando ha adattato, diretto e vissuto in scena questo celebre romanzo, sintetizzandolo magistralmente in 70 minuti e restituendo con pochi elementi l’aura e l’atmosfera delle pagine scritte, in cui “non contano i legami di sangue e le tragedie della storia svaniscono davanti alla vita, al semplice desiderio e alla gioia di vivere”.
Michele Sciancalepore - Avvenire
Silvio Orlando ha ricavato uno spettacolo ch’è un piccolo, raffinato gioiello, poiché fissa la tenerezza poetica nel castone di una risentita, ma mai paludata (e anzi, a tratti persino ironica), riflessione sulle diseguaglianze indotte dal capitalismo fra le razze e gl’individui. E assolutamente in linea con la regia, risultano la scena di Roberto Crea (un’alta torre tutta scale e sporgenze e rientranze disordinate e instabili, a significare la precarietà della vita in quel palazzone di Belleville) e la colonna sonora a cura di Simone Campa (un mélange di musica kletzmer, celebri canzoni francesi e ritmi africani, a significare il coro delle mille «voci» di quell’alveare).
Enrico Fiore - Controscena.net

Il romanzo mi ha travolto e ho sentito la necessità di portarlo in scena. (…) Perché racconta tutte le sfide a cui noi italiani siamo stati sottoposti negli ultimi decenni: la convivenza con etnie diverse, che dev’essere un’opportunità, non una paura isterica dell’altro; l’indagine sul rapporto con la propria madre, (…) e l’ansia di costruire un futuro, di dare un senso alla propria vita non avendo nessuno strumento tra le mani.

Silvio Orlando – Il Mattino di Napoli, intervista di Alessandra Farro