Archivio / TeatroIncontri e LibriLa Grande Età, insieme

Claudio Magris e il suo Teatro

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Claudio Magris e il suo Teatro

La narrativa commenta e analizza la vita, il teatro la mostra.

Anton Čechov

La drammaturgia occupa un posto importante nell’opera di Claudio Magris.

I suoi testi teatrali – a volte in forme chiuse come il monologo, a volte in forme più aperte e corali – accolgono quella “scrittura notturna” che fa emergere verità più profonde, quelle che magari non si sa neppure di possedere e che anzi, a volte, addirittura “tradiscono” perché contraddicono quello in cui si crede. Non a caso, come annota Guido Davico Bonino, queste pièces rientrano in una “Drammaturgia del Disagio”.

Gli attori del Teatro Parenti daranno voce ad alcuni testi teatrali di Magris.

Le voci, la storia di un personaggio solitario, di un uomo che si innamora delle voci femminili registrate nelle segreterie telefoniche, costruendo un universo di follia in cui le donne in carne ed ossa sono solo “simulacri” senza senso.

Lei dunque capirà, il racconto, ispirato al mito di Orfeo, di un amore totale e fallito, di un’unione struggente e rifiutata; qui, da un’oscurità misteriosa, prende la parola una Euridice moderna che mostra una forza tenera e spietata nello svelare la grandezza e le meschinità della vita e della morte, in un disincantato e toccante omaggio alla femminilità.

Essere già stati, un microdramma in forma di monologo che esplode nella tensione estrema del desiderio di aver già vissuto, di vivere postumi rispetto a sé stessi.

La mostra mette in scena il destino tragico di un uomo, un artista morto in manicomio, e la sua regale, anarchica e colpevole autodistruzione: la folle e contraddittoria necessità di amare la vita, e di spegnerne l’amore quando fa troppo male.