con Stefano Annoni
alla fisarmonica Katerina Haidukova
regia Paolo Bignamini
adattamento e aiuto regia Giulia Asselta
spazio scenico Michela Invernizzi
luci Alberto Comino
produzione CMC/Nidodiragno
in collaborazione con Teatro degli Incamminati e Associazione culturale LetterAltura di Verbania
In un piccolo paese della Liguria, durante gli anni della Resistenza e dell’occupazione nazista, Pin, piccolo orfano isolato dai coetanei, vive con la sorella Rina, prostituta dei tedeschi. Il bambino passa le sue giornate tra gli adulti filtrando il loro mondo con il suo sguardo ingenuo e innocente. Per farsi apprezzare dai partigiani arriva a rubare la pistola a un soldato tedesco.
Da qui nasce tutto il resto: la prigione, la fuga… Dietro a ogni gesto di Pin c’è il disperato desiderio di far parte di un mondo. Ma ogni volta, si sente più solo che mai. Allora torna nell’unico luogo dove tutto è possibile, un luogo nascosto tra i nidi di ragno.
Quando cominciai a sviluppare un racconto sul personaggio d’un ragazzetto partigiano che avevo conosciuto nelle bande, non pensavo che m’avrebbe preso più spazio degli altri. Perché si trasformò in un romanzo? Perché – compresi poi – l’identificazione tra me e il protagonista era diventata qualcosa di più complesso.
– Italo Calvino
L’astuzia di Calvino, scoiattolo di penna, è stata questa, di arrampicarsi sulle piante, più per gioco che per paura, e osservare la vita partigiana come una favola di bosco, clamorosa, variopinta, “diversa”.
– Cesare Pavese, nella postfazione al romanzo