traduzione Giovanni Bagliolo edizione Biblioteca Neri Pozza
tratto dal romanzo La vie devant soi
di Romain Gary Émile Ajar © Mercure de France, diritti teatrali gestiti dalle edizioni Gallimard con il nome di “Roman Gary” come autore dell’opera originale
interpretazione, riduzione e regia Silvio Orlando
e con
Daniele Mutino fisarmonica
Roberto Napoletano percussioni
Luca Sbardella clarinetto/sax
Kaw Sissoko kora/djembe
scene Roberto Crea
disegno luci Valerio Peroni
costumi Piera Mura
organizzazione Maria Laura Rondanini
produzione Cardellino srl
Spettacolo vincitore Le Maschere del Teatro Italiano 2022 per “Miglior monologo”.
Pubblicato nel 1975, La vita davanti a sé è l’intensa storia di Momò, bimbo arabo che vive a Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che si prende cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani.
Silvio Orlando ci conduce nelle pagine del libro, trasformandosi con naturalezza nel piccolo Momò e restituendoci tutta l’innocenza e la fantasia di quel bambino nel suo dramma. Un capolavoro “per tutti”, dove commozione e divertimento si inseguono senza respiro.
Il genio di Romain Gary ha anticipato, senza facili ideologie e sbrigative soluzioni, il tema della convivenza tra culture e religioni diverse. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo, claustrofobico e trova un senso solo nel disperato abbraccio di Momò e Madame Rosa contro tutto e tutti e in quelle ultime parole: “bisogna voler bene”.
Silvio Orlando: un attore in stato di grazia.
Silvio Orlando: un attore in stato di grazia.
Silvio Orlando: un attore in stato di grazia.
Il romanzo mi ha travolto e ho sentito la necessità di portarlo in scena. (…) Perché racconta tutte le sfide a cui noi italiani siamo stati sottoposti negli ultimi decenni: la convivenza con etnie diverse, che dev’essere un’opportunità, non una paura isterica dell’altro; l’indagine sul rapporto con la propria madre, (…) e l’ansia di costruire un futuro, di dare un senso alla propria vita non avendo nessuno strumento tra le mani.
Silvio Orlando – Il Mattino di Napoli, intervista di Alessandra Farro
Strepitoso. Silvio Orlando intenerisce, commuove, diverte, con i tempi giusti che strappano qualche risata e soprattutto applausi a scena aperta.
Fulvia degl’Innocenti, Famiglia Cristiana
Silvio Orlando: un attore in stato di grazia […] superlativo nello spettacolo da lui stesso diretto.
Franco Cordelli, Corriere della Sera
Silvio Orlando, con la sua recitazione dolce e naturale, racconta, interpreta, evoca la vita del bambino Mohamed detto Momò, protagonista del rocambolesco romanzo di Romain Gary. Meravigliosamente accompagnato da quattro valenti musicisti, restituisce l’innocenza, la logica fantasiosa di un bimbo, sfiorando temi difficili con lievità.
Magda Poli, Corriere della Sera
Silvio Orlando ha adattato, diretto e vissuto in scena questo celebre romanzo, sintetizzandolo magistralmente in 70 minuti e restituendo con pochi elementi l’aura e l’atmosfera delle pagine scritte, in cui “non contano i legami di sangue e le tragedie della storia svaniscono davanti alla vita, al semplice desiderio e alla gioia di vivere”.
Michele Sciancalepore, Avvenire
Silvio Orlando ha ricavato uno spettacolo ch’è un piccolo, raffinato gioiello, poiché fissa la tenerezza poetica nel castone di una risentita, ma mai paludata (e anzi, a tratti persino ironica), riflessione sulle diseguaglianze indotte dal capitalismo fra le razze e gl’individui. E assolutamente in linea con la regia, risultano la scena di Roberto Crea (un’alta torre tutta scale e sporgenze e rientranze disordinate e instabili, a significare la precarietà della vita in quel palazzone di Belleville) e la colonna sonora a cura di Simone Campa (un mélange di musica kletzmer, celebri canzoni francesi e ritmi africani, a significare il coro delle mille «voci» di quell’alveare).
Enrico Fiore, Controscena.net