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Affogo

I sogni possono essere spezzati da una violenza subdola? E se questa violenza fosse propria dell’animo umano, celata sin dall’adolescenza?

In uno stile tragicomico scorretto che non infastidisce, anzi diverte, Affogo racconta la solitudine, i rapporti familiari tossici, la società corrotta, il bullismo. Si respira aria pesante, odio di fondo: al centro, le conseguenze e gli strascichi degli spaventi giovanili. Gli atteggiamenti e i comportamenti persistenti sedimentano disturbi della condotta, depressioni, sociopatia. E ancora difficoltà nella regolazione e nel riconoscimento delle emozioni, sia per chi commette atti “persecutori” sia per chi li subisce.

 

Nicholas, il protagonista, vive un disagio per un trauma subito nel passato, tra i poli della vita intima (il bagno di casa) e dello stare in società (la piscina comunale). Vive in casa con degli zii ottusi e dalla mentalità provinciale e sin da bambino conserva un sogno nel cassetto: diventare campione di nuoto, nonostante abbia il terrore dell’acqua. È vittima e al tempo stesso carnefice di atti violenti.

Il disagio Affogo elettrizza il pubblico.

Questa tragicommedia poco corretta nelle parole e nei gesti è un piacere a vederla per rapidità del racconto e bravura dell’attore che mescola inorridite memorie d’infanzia contadina capaci di giustificare ogni successiva incertezza di vita e tenerezze d’affetto elargito di pari passo con punitive ossessioni trascinate avanti nel tempo della vita.

– Giulio Baffi, la Repubblica


Conquistare la scena, per davvero. Non capita spesso, di questi tempi, a teatro. […] Sono rimasti tutti fulminati dal monologo Affogo. […] Indovinata anche la scelta del registro linguistico, Russo recita con disinvoltura ed enfasi nella lingua della sua città natale, Crotone.

– Claudio Ricciardi, Quarta Parete