Immaginare un teatro e quello che può diventare nel corso del tempo è da sempre il fuoco che alimenta Andrée Ruth Shammah. In attesa, dunque, di un prossimo step (l’inaugurazione dei giardini adiacenti al teatro), dalla nuova bellissima sala appena aperta tra la piscina e il teatro, la regista, anima del Teatro Franco Parenti, presenta la sua stagione dal titolo «E se tornassimo a parlare d’amore?», un cartellone dove la parola guida è «continuità». «Nessun ripiego, anzi — chiarisce subito Shammah — mantenere la freschezza e la necessità di alcuni testi già rappresentati è molto più faticoso che farne di nuovi. Così come dare spazio ad attori che non fanno audience». Con una tenitura decisamente contro tendenza (2 mesi di repliche), ad aprire è «Chi come me» di Roy Chen, lo spettacolo da lei diretto, già sold out la scorsa stagione. Sul palco, un tema urgente: la salute mentale degli adolescenti. Il testo, nato dall’incontro dell’autore con il personale medico e alcuni ragazzi ospiti di un centro di salute mentale di Tel Aviv, ha per protagonisti 5 ragazzi tra i 13 e i 17 anni affetti da disturbi psichici di varia natura (attacchi di rabbia, autismo, disturbo bipolare, schizofrenia, disforia di genere).