La vita davanti a sé è già diventato un film con Loren nei panni di un ex prostituta ebrea La riduzione teatrale
Parigi. Belleville, 1970. Madame Rosa è una vecchia ex prostituta ebrea reduce da Auschwitz che, nel quartiere multietnico e povero della Ville Lumière dove convivono ebrei, arabi e neri, tira avanti prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Bambinaia molto particolare, nella sua pensione al sesto piano senza ascensore accoglie anche Momò, ragazzino arabo di dieci anni attorno al quale spira un aria di mistero: sua madre, a differenza delle altre, non si fa mai viva, e ogni mese Madame Rosa riceve un vaglia per il suo mantenimento. È questa la situazione di partenza di La vita davantia sé, celebre romanzo che Romain Gary pubblica nel 1975 (con lo pseudonimo di Emile Ajar, che gli permetterà di vincere per la seconda volta il Premio Goncourt), per poi essere trasposto per il cinema due anni dopo dall israeliano Moshé Mizrahi in una pellicola che vinse l Oscar al miglior film straniero anche per merito della strepitosa prova d attrice di Simone Signoret, e nel 2020 da Edoardo Ponti a uso della madre Sophia Loren.