Sul palco due stanze parallele, inconscio e realtà. Due spazi emotivi che si muovono avanti e indietro, creando una diversa prospettiva che sottolinea ciò che accade nella mente della protagonista». Un’invenzione nata da un’esperienza vissuta dal regista. «Lo studio del mio psicoanalista era un rettangolo», ricorda Martone, «e dopo un anno di sedute ero convinto che la porta sul lato lungo della parete portasse alla stanza con il divano. Quando lui mi anticipò che nella seduta successiva mi avrebbe voluto disteso sul lettino gli chiesi “quindi andremonell altra stanza?”. Fu allora che, invitandomi a guardare alle sue spalle, mi disse: “Il lettino è lì”. Non l avevo mai visto. Forse è nata così l idea di sdoppiare lo spazio di Go-liarda. Di certo ho amato il mio analista Andreas Giannakoulas e alla sua memoria dedico questo spettacolo». Protagonista è dunque il continuo gioco di rimandi tra sensazioni, ricordi e libere associazioni che abitano Goliarda, un viaggio alla ricerca di quella memoria che il ricovero e gli elettroshock le hanno fatto perdere.