In Marjorie Prime Vogel ha fatto un bel salto di maturità e di sensibilità, non prendendo in alcuna considerazione – almeno così a me pare – la via più facile, di volere fare a tutti i costi qualcosa di “strano”, ma è rimasto legato a un testo di cui ha saputo mettere bene in luce l’angosciosa profondità, l’incapacità di parlarsi, di andare fino in fondo, le gelosie fra i personaggi. Guidando gli attori sul crinale – difficile – che racconta la disperazione, il non capirsi, di sapere vivere quel che c’è o quel che resta.