Rompere con il mondo è il desiderio di Alceste. Afflitto dall ipocrisia e dalla frivolezza della società mondana, rivendica un ideale di onestà e trasparenza di cuore. Una sfida agli occhi della nobiltà, che ha imparato al contrario a tacere il proprio orgoglio e a sottostare ai compromessi della vita di corte… Alceste non guarda in faccia nessuno, castiga i suoi pari senza badare al decoro. Ma con sua grande sfortuna, è anche follemente innamorato di Célimène, civettuola e regina dei salotti. Da questa situazione paradossale nasce II misantropo (1666) di Molière (1622-1673), «un grande classico che riflette bene il mondo di oggi» spiega Andrée Ruth Shammah, regista che porta in scena al Teatro Eranco Parenti di Milano (8 novembre -3 dicembre) il testo considerato più compiuto e allo stesso tempo più enigmatico dell intera opera di Molière. Protagonista Luca Micheletti, baritono, ma anche attore e regista «eclettico e generosissimo — assicura Shammah —, sa che il teatro è teatro, gli steccati sono solo una banalizzazione. Il canto è una grande scuola di recitazione, gli attori che sanno cantare dovrebbero essere la normalità.
Luca è un grande appassionato del drammaturgo francese, abbiamo lavorato insieme alla traduzione. Lui è stato rigorosissimo, ci siamo ritrovati molto alleati».