Al Franco Parenti Alceste è vittima della sua intransigenza. Non tollera ipocrisie, ma si innamora della frivola Célimène preferendola alla giudiziosa Elianae alla ritrosa Orsina. Nemico del compromesso, castiga l’arroganza e la vanità dei potenti ma perde se questi lo trascinano in tribunale. Filosofo inadatto alla mondanità, finisce per rendersi ridicolo. Personaggio gigantesco, Il misantropo, protagonista di quello che forse può forse essere considerato il capolavoro di Molière, il più disincantato e il più tragico, ma anche il più comico, un classico del 900 scritto tre secoli prima, per dirla con Cesare Garboli. E solo per Alceste, o quasi, Luca Micheletti torna alla prosa prendendosi una pausa dalla sua agenda di star della lirica, baritono in formidabile ascesa sui palcoscenici di mezza Europa che ritrova Molière nello spettacolo diretto da Andrée Ruth Shammah (da domani al Parenti, dopo il debutto della primavera scorsa alla Pergola di Firenze). «Andrée mi aveva proposto un altro testo, ma io avevo nel cuore Il misantropo.