Democrazia: valore o strumento?
Di Angelica Ferri
Matematico, psicoanalista, scrittore, pensatore e studioso di ermeneutica ed esegesi biblica: Haim Baharier, domenica 22 Gennaio ha regalato al pubblico del Teatro Franco Parenti una raffinata e approfondita riflessione sulla storia dell’uomo in quanto essere politico e democratico.
All’interno di un’analisi interpretativa dei passi della Torah e del Talmud, il professor Baharier accoglie questioni e domande che sottopone al pubblico ricercando nella memoria delle scritture risposte che possano aiutare l’umanità ad orientarsi nel mondo della contemporaneità.
Qual è lo sguardo della tradizione ebraica a proposito della democrazia? Questa è la domanda da cui la lectio magistralis ha inizio e, partendo dalla nascita del sinedrio, Baharier arriva a chiedersi e chiedere agli spettatori cos’è la giustizia e come sia applicabile attraverso la democrazia.
In ebraico antico, il femminile e il maschile di una stessa parola hanno due traduzioni diverse ma i due significati si completano: infatti, spiega il professore, il corrispettivo femminile della parola tzedek, ossia giustizia, è la parola tzedakah, ossia aiuto o comprensione. Il concetto di giustizia è quindi completato dal sentimento di compassione e compartecipazione, non c’è giustizia senza coinvolgimento umano. Questa digressione linguistica fa giungere il ragionamento al principale interrogativo: come questo concetto è applicabile attraverso la democrazia? Ma, soprattutto, la democrazia è un valore o uno strumento a servizio dell’etica?
Sul palcoscenico il professore è al centro esatto tra due scale a pioli: la prima, dal basso, sale verso l’alto, mentre la seconda è sospesa ma discendente; all’apice di quest’ultima, una luce ad intermittenza si accende e si spegne. La prima scala, spiega Baharier, rappresenta la realtà e il mondo della praticità umana; la seconda, invece, è la rappresentazione dell’etica e del mondo dei profeti che discendono verso la terra. Questa metafora scenica rappresenta l’essenza umana, fatta di concretezza terrena e tangibile, disgiunta dall’entità spirituale che appartiene al mondo delle idee.
Come possono quindi gli uomini rendere etici gli ambienti della vita terrena? Saltando dalla prima alla seconda scala e trasformando la prassi della vita umana in etica, attuando la morale. Come possiamo compiere questo salto? Come la democrazia può essere un valore e come uno strumento utile alla morale umana? Haim Baharier domenica mattina non è arrivato con delle risposte ma con delle domande che potessero dare la possibilità, a chi era in sala, di percorrere nuove strade di conoscenza, cercando di capire perché si è sentita la necessità di porsi dei nuovi interrogativi.