In stato di grazia. Un tenero album di famiglia
di Mattia Rizzi
Otto “pinocchi” coi calzettoni a mezza gamba e le gorgiere al collo riempiono lo spazio scenico della Sala Tre. Con loro ci sono un grillo in abito elegante (Giacomo Martini) e una fata madrina con un caschetto turchese (Laura Serena). Ecco i protagonisti di In stato di grazia, una favola-inchiesta ispirata al capolavoro di Collodi e interpretata da bambini con e senza disabilità.
Uno spettacolo in continua evoluzione, dove l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e l’euforia sgangherata che anima gli attori contagia il pubblico. Con un racconto tenero e sincero, i protagonisti ci accompagnano lungo un viaggio di formazione, in cui i figli dialogano costantemente coi propri genitori. La pièce alterna infatti i momenti di recitazione dei ragazzi alla proiezione di video, in cui le madri e i padri degli attori raccontano la propria esperienza con la disabilità. Come si accoglie la notizia dell’arrivo di un figlio con la sindrome di Down? Cosa gli succederà quando i suoi genitori non ci saranno più? Difficoltà e incertezze si mescolano però alla gioia della maternità e della paternità, all’entusiasmo dell’avventura genitoriale, all’amore che sorregge e sostenta tutte le famiglie.
È facile perdersi tra le lettere di un alfabeto sconosciuto (ADHD, DSA), è comodo nascondere la polvere sotto il tappeto ma è ingenuo pensare che questi “pinocchi” siano ancora dei ceppi di legno da sbozzare. Nei loro corpi, pronti a fiorire nella primavera dell’adolescenza, scorre e ribolle il sangue. Come gestiranno la loro affettività? Riusciranno a comunicare agli altri ciò che hanno nel cuore? Con attenzione e ironia In stato di grazia prova a rispondere a queste domande, offrendo nuovi spunti e stimolando ulteriori interrogativi. Lo spettacolo ci ricorda infatti il valore educativo e sociale di un teatro che scuote le certezze e abbatte i pregiudizi.
A conclusione dell’esibizione, in un rinnovato e condiviso “stato di grazia”, si ha quasi la sensazione di aver sfogliato un tenero album di famiglia. Una famiglia di cui, con il giusto pudore e con una nuova consapevolezza, ci si sente timidamente parte.