Scarrozzanti e spiritelli: un’anima che arde da mezzo secolo
di Claudia Maria Baschiera
«A Milano abbiamo un nuovo teatro; e a differenza di quanto è avvenuto negli ultimi anni, questa volta è un cinematografo che è stato trasformato in teatro. Aprire un nuovo teatro con una novità assoluta italiana, una novità poi non facilmente commestibile quale è l’Ambleto di Giovanni Testori, è un significativo biglietto da visita»: così scriveva Carlo Fontana sull’Avanti del 18 Gennaio 1973. Due giorni innanzi, la prima assoluta dell’Ambleto di Testori aveva inaugurato il Salone Pier Lombardo, rinominato Teatro Franco Parenti nel 1989. Cinquant’anni dopo, il 16 Gennaio 2023, tutti coloro che hanno dato e danno un contributo alla vita del Parenti si sono ritrovati per celebrarlo, ed i filmati di quella serata di qualche mese fa sono diventati un vero e proprio docufilm.
Presentato al Festival del cinema di Roma, Scarrozzanti e spiritelli (questo il titolo) racchiude in 71 minuti l’affetto più caro ed i ricordi più belli di un teatro che da mezzo secolo non solo esiste, ma vive, come spiega più volte Andrée Ruth Shammah. E così, mentre un falò scoppietta in mezzo a delle sedie disposte a cerchio, attori e testimoni della vita del Teatro si siedono proprio su quelle sedie. Tutti, nessuno escluso, sono chiamati a ricordare alcuni momenti legati ad esso, in una sorta di funzione rituale nella quale il fuoco viene alimentato di continuo da nuova legna. Si alternano, così, testimonianze a filmati e foto d’archivio, mentre lo spettatore conosce più a fondo lo spirito che anima «il teatro più bello del mondo», a detta di Ornella Vanoni. Attori, registi, tecnici, sarti ed amici, tutti hanno una cosa in comune: ognuno di loro sa che parlare della storia del Parenti equivale a parlare della Storia del teatro italiano.
Mentre gli spiritelli del passato continuano a respirare tra le assi del palcoscenico ed i muri portanti, il Franco Parenti continuerà a vivere grazie a vecchi e nuovi scarrozzanti che lo animeranno. Perché, come già veniva profetizzato quella sera del 16 Gennaio 1973, «il teatro existerà contra de tutto e de tutti, inzino a la finis de le finis».