Thomas Gunzig – Il sangue delle bestie
di Federico Demitry
Uno scrittore ha la massima libertà. L’unica libertà che non ha è quella di annoiare il lettore. Così la pensa Thomas Gunzig, autore belga ospite al Parenti nella serata del 21 Settembre. Attento alla strategia narrativa, quanto al coinvolgimento emotivo del suo pubblico, Gunzig si rivela, nella piacevole conversazione con Marco Ardemagni, un autore arguto e gentile, ma per nulla buonista: un profilo del tutto singolare nel panorama letterario italiano, come ha cura di sottolineare Marco Zapparoli, editore di Marcos y Marcos, per cui Gunzig è edito in Italia con i titoli Feel good e Il sangue delle bestie. Proprio quest’ultimo libro è il punto di partenza della serata, nel corso della quale si è avuta l’occasione di conoscere da vicino la storia personale e l’immaginario dell’autore, nonché di discorrere di temi troppo spesso marginali nel dibattito letterario, quali la natura dell’atto creativo, il lavoro di ricerca dello scrittore, il bagaglio esperienziale che ognuno si porta con sé.
Figlio di un fisico di fama mondiale nato nelle Brigate internazionali durante la Guerra civile spagnola, nipote di un deportato a Mauthausen, nel suo Il sangue delle bestie Gunzig crea un personaggio, Tom, attanagliato negli stereotipi più caratteristici dell’antisemitismo, almeno a suo modo di vedere: la convinzione di essere intrappolati in un corpo brutto e la mancanza di coraggio. Il tema, sicuramente spigoloso, è solo il più eclatante dei tanti potenzialmente divisivi del libro. Altri sono il veganesimo, la fluidità di genere, il femminismo. Tutto materiale che scotta, ma di cui Gunzig, nel suo appello alla libertà della scrittura, non ha paura a discorrere, con una semplicità e una delicatezza che evidentemente gli sono caratteristici. Non ha neanche timore nel richiamare altri autori di origine ebraica che hanno esplorato l’immaginario collettivo e le implicazioni sociali e psicologiche di questa eredità millenaria, quali ad esempio Woody Allen e Philip Roth.
Se però questo bagaglio è di derivazione paterna e quindi tutta maschile, Gunzig ci tiene a precisare che si inserisce in una cornice luminosa, leggera, fortemente caratterizzata dalla presenza femminile. Dalla madre, infatti, Gunzig ha ereditato l’amore per la poesia, la musica e la letteratura. Sono sempre le donne nei suoi libri il motore delle cose, e soprattutto di tutte le cose positive. A conferma di ciò, ancora una volta ne Il sangue delle bestie il personaggio più rivoluzionario e atipico è una donna, o meglio una donna dall’identità fluida, la quale rivendica di essere una vacca geneticamente modificata. E se qualcuno si sente pronto a gridare allo scandalo, dovrebbe forse leggere questo libro. Opera che, per stessa ammissione dell’autore, ha suscitato più di qualche perplessità nei suoi amici di sesso maschile, ma nessuna rimostranza di natura femminista. A conferma ulteriore, secondo lo scrittore, dei pregiudizi che gli uomini hanno sulle donne.
Nel finale, stimolato dal pubblico, Thomas Gunzig rivela parte degli autori che costituiscono il suo immaginario, tra cui Kafka per la potenza del soprannaturale nella realtà, Philip K. Dick, testimone della fragilità del reale, Charles Bukowski per la trasgressività, ma anche Flaubert per la maestria descrittiva, Dumas e Maupassant. Un elenco che da un lato è coerente con la matrice formativa francofona di Gunzig, ma che dall’altro lato testimonia l’orizzonte internazionale del suo sguardo. Degna conferma a chiusura di una serata che spinge la mente oltre i confini nazionali e invita al dialogo al di là del pregiudizio. Un’autentica boccata d’aria per i salotti nostrani che, infatti, non è passata inosservata.