Uno spettacolo fortissimo e denso.

– Nella Califano, stratagemmi.it

Hamelin è una cittadina del nord della Germania dove leggenda e realtà si sono intrecciate secoli fa, lasciando irrisolto il mistero della scomparsa di 130 bambini. Un fatto di cronaca diventato leggenda, prima nella tradizione orale e poi nelle Saghe germaniche dei Fratelli Grimm.

In scena, la misteriosa vicenda si trasforma in un racconto teatrale immersivo e interattivo, sospeso tra presente e passato, realtà e fantasia.
Grazie a un sistema audio in cuffia, bambini e adulti vivono due esperienze diverse: i più piccoli ascoltano il racconto del Pifferaio, immersi in un mondo di gioco, libertà e scoperta; gli adulti, invece, ne seguono una versione più razionale e disincantata, osservando le reazioni dei bambini e riscoprendo, attraverso i loro occhi, il senso dell’ascolto e dell’empatia.

Fabio Tinella, nelle vesti di cantastorie e poi dello stesso pifferaio, è un artista rifiutato e deriso dagli adulti, ma accolto con entusiasmo dai bambini, che lo seguono in un viaggio verso la libertà. Attraverso la musica e l’arte, il giovane pubblico scopre la forza dell’immaginazione e la possibilità di cambiare le regole.

Lo spettacolo di Tonio De Nitto, con la drammaturgia di Riccardo Spagnulo, prende spunto dall’enigma dei bambini scomparsi nella fiaba del Pifferaio magico. Il pifferaio, qui interpretato da Fabio Tinella, misterioso interprete di un teatro che si perde nella notte dei tempi, giocando su diversi piani temporali, s’interroga sul ruolo dell’arte oggi. La creazione di Factory, coinvolgendo adulti e bambini in modo diverso su quello che accade davanti ai loro occhi anche attraverso delle cuffie, ci restituisce, in modo complesso e foriero di molteplici significati, una storia senza tempo ma di arcano spessore.

– Premio Eolo 2023, Miglior spettacolo per le nuove generazioni


Hamelin è uno spettacolo fortissimo e denso, sia dal punto di vista dei linguaggi utilizzati – che passano magistralmente dal teatro di narrazione al teatro di figura, al teatro musicale, fino all’esperienza in cuffia, che amplifica in maniera eccezionale tutte le altre – sia rispetto ai temi trattati, che fanno riferimento all’esperienza della pandemia. L’artista sfruttato e poi brutalmente scacciato, l’infanzia oppressa, la negazione del corpo inteso come possibilità di gioiosa espressione del sé, come desiderio di relazione. Noi spettatori abbiamo sperimentato insieme il dolore dell’oppressione, la drammatica presa di coscienza di essere a nostra volta oppressori e la gratitudine per aver avuto un’altra possibilità.

– Nella Califano, stratagemmi.it


Si consuma così uno spettacolo di rara magia e forza evocatrice che aggiunge una nuova tappa del tutto diversa nel cammino della compagnia leccese in cui Fabio Tinella si misura per la prima volta efficacemente con il Teatro di figura, restituendoci in modo complesso e foriero di diversi significati una storia senza tempo di misterioso spessore, così necessaria in un’età così difficoltosa per grandi e bambini come quella che stiamo vivendo.

– Mario Bianchi, Eolo


Hamelin non è uno spettacolo che si preoccupa di proporre o consentire diversi livelli di lettura a seconda del bagaglio di esperienze e conoscenze legate all’età degli spettatori; neanche però relega genitori, zii e nonni al ruolo di adulti accompagnatori e custodi dei minori né i bambini al ruolo di “festeggiati”. Questo è uno spettacolo che restituisce la possibilità di osservare, vivere e rivedere dalla giusta distanza – una distanza prima esasperata e poi annullata – la relazione che viviamo quotidianamente con figli, nipoti, studenti.

–  Giuseppe Antelmo, Casa dello spettatore

31 Ottobre - 2 Novembre 2025

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