di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia Roberto Rustioni
con Dario Aita, Giuseppe Scoditti
produzione Teatro Biondo Palermo
Tra echi kafkiani e riflessioni filosofiche, Dario Aita e Giuseppe Scoditti diretti da Roberto Rustioni, portano in scena una sorta di “varietà” dell’assurdo, nel quale possiamo riconoscere tutte le preoccupazioni e le angosce della nostra epoca.
I protagonisti, Ben e Gus, sono due killer confinati in uno squallido e asfittico seminterrato, in attesa di istruzioni sulla vittima designata. Un misterioso mandante comunica con loro attraverso un montacarichi – il calapranzi appunto. Tra l’autoritario nervosismo di Ben e la pacata rassegnazione di Gus si configura una situazione surreale.
Da tempo desideravo avvicinarmi a Pinter, (premio Nobel per la Letteratura nel 2005) uno degli autori più affascinanti e stimolanti che un regista possa affrontare e uno dei pilastri su cui si fonda la poetica della modernità. Idealmente insieme a Čechov, Beckett e Joyce esplora la dimensione misteriosa della condizione umana, mettendo in atto nella sua scrittura il nascosto. Il non detto, ciò che non si vede ma che conta più di ogni altra cosa, è la chiave drammaturgica per avvicinarsi al suo mondo.
Il calapranzi si ispira a un racconto di Ernest Hemingway, The Killers. È un atto unico, con un intreccio semplice. È la storia di Ben e Gus, due sicari confinati in un seminterrato, in attesa di istruzioni sul loro incarico. Un misterioso mandante comunica con loro attraverso un montacarichi, il calapranzi appunto. In un’atmosfera un po’ da film noir, i protagonisti abitano la stanza in uno stato di incertezza costante, le situazioni buffe, ridicole che devono attraversare diventano minacciose, mentre la tensione sale. Ben e Gus si affrontano in continui conflitti dentro un perfetto ring tragicomico avvincente, duro e divertente: la loro lotta comica e disperata riflette una dimensione politica del testo.
Si parla di potere, di violenza e di come la violenza sia strettamente legata al potere. In un atomo spazio/temporale – lo spazio di una stanza, il tempo di un’ora – attraverso una vicenda minimale ma coinvolgente, Il calapranzi ci dà la possibilità di scendere in profondità: quando prendiamo coscienza di come vanno le cose e iniziamo a farci delle domande sulla realtà che ci circonda e non ci accontentiamo più del nostro ruolo nel mondo… allora che succede? Il potere che fa? Credo che chiunque di noi possa rispecchiarsi nella storia di Ben e Gus.
– Roberto Rustioni