In occasione della presentazione del libro
Amici e nemici. A loro devo quello che sono (ed. Gingko),
l’autore Massimo Terni dialoga con Caterina Bonvicini
L’amicizia, come suggerisce Alexis de Tocqueville, è un elemento fondante della società e della politica stessa. In ogni sistema politico, che sia democratico o dittatoriale, la filìa – intesa in greco come un legame autentico e disinteressato – rappresenta il collante essenziale che consente agli individui di cooperare e vivere insieme. Senza di essa, la politica, che richiede fiducia, alleanze e comprensione reciproca, non potrebbe esistere. Un sentimento profondamente radicato nella natura umana, tanto da poter essere considerato un tratto antropologico distintivo che ha permesso nel tempo la costruzione di ogni forma di società.
Tramite una narrazione personale e avventurosa, il professor Massimo Terni esplora l’importanza dell’amicizia attraverso le sue esperienze, raccontando incontri con personaggi come Leonor Fini, Salvador Dalì, Ottiero Ottieri e Alain Touraine, e riflettendo su come, nel bene e nel male, le amicizie ci plasmino profondamente. Perché, se la famiglia è lo spazio coatto della produzione e riproduzione, l’amicizia è la possibilità di una libera scelta: ciascuno ha la grande opportunità di vivere con gli amici che ama. E lo stesso dovrebbe accadere nello “stare insieme” della politica, luogo di elezione e non di necessità.