scritto e diretto da Giulia Lombezzi
con Alice Bignone, Ermanno Rovella, Camilla Violante Scheller
light design Fabrizio Visconti
movimenti scenici Franco Reffo
produzione Teatro Franco Parenti
Testo vincitore del premio Scena&Poesia 2018, del premio Anima Mundi 2019, e della menzione speciale al premio Calindri 2019
Ho scritto questa storia perché ho paura di invecchiare.
Mi trovo spesso a chiedermi quando una persona viene definitivamente classificata come “anziana”, quali siano le avvisaglie e cosa questo comporti, per la persona stessa e per chi le sta intorno. Mia madre una volta mi ha detto: “Quando in casa compare il termine cataratta, vuol dire che i tuoi genitori sono diventati anziani”.
L’albero racconta la fine di una vita ordinaria, selezionando alcuni istanti del quotidiano di Anna, ospite in una casa di riposo, di sua figlia Marcella e di Martino, un giovane OSS. Parla della difficoltà di “dare in affido” un anziano, delle contraddizioni del caregiving e soprattutto del dolore dell’anziano stesso, legato all’alienazione e alla perdita di autonomia. Anna vive uno stato di smarrimento continuo, oscillando fra le ingiunzioni di una figlia-madre autoritaria e i vezzeggiativi di operatore zelante ma sconosciuto.
L’albero è la storia di mia nonna. Di come si dice addio a sé stessi. Di chi ogni giorno vede gente guastarsi e di chi non accetta che a guastarsi sia la propria famiglia. Sembra una storia molto triste, invece, come molte storie tristi, è decisamente tragicomica.
– Giulia Lombezzi