Tutti vorremmo vincere Sanremo, peccato che serva la canzone della vita.
… che uno dice “sognare non costa un cazzo”, e invece sì: ogni salto mortale ti chiede prima di cadere 200 volte.
Filippo Timi lo sa, e canta l’album di fotografie della sua anima, in tredici canzoni e altrettanti monologhi: un diario aperto dove ogni parola è un autoscatto coraggioso e definitivo. Ogni fotografia consegna il soggetto a un giudizio universale (chiedere ad Agamben per conferma): che sia un’immagine, una canzone, un ricordo o un monologo, potrebbe essere l’ultima traccia di sé.
E con lucida follia, da Goethe a Peter Griffin, da Iva Zanicchi a Michelangelo, Timi orchestra tutto ciò in una sinfonia personalissima, con la consapevolezza che no, “non sarò mai Elvis Presley, ma va bene così”.