regia Florent Bergal
con Juan Fernadez, Sofia Galliano, Gabriela Parigi, Tomy Sokolowicz, Florencia Valeri, Tato Villanueva
costumi Celina Santana
luci Laura Saban
produzione esecutiva Azul Basavilbaso Bera
produzione generale Pierpaolo Olcese
produzione Galpon de Guevara/Proyecto Migra
Una famiglia sfrontata dove tutto trabocca – amore e odio –, una domenica di festa fuori dall’ordinario e un ospite particolare. È lui la causa del disordine o è semplicemente una vittima di questa deplorevole famiglia?
Il regista francese Florent Bergal e il collettivo Proyecto Migra uniscono la scuola francese di circo contemporaneo alla tradizione del circo “criollo” argentino, creando un’alchimia potente di acrobazie, giocoleria, coreografie esotiche e teatro. I numeri e i virtuosismi circensi non sono fini a se stessi, ma parte integrante di una drammaturgia coinvolgente.
Un Domingo: l’assurdo allo stato puro. […] Sei artisti circensi che usano la loro arte non come numeri separati, ma in una messa in scena perfettamente orchestrata che, con grande economia di parole, svela tutte le contraddizioni di una famiglia disfunzionale. […] Si ride molto, continuamente, e si resta stupiti sia dalla vicinanza alla realtà sia dal suo totale distacco.
– Sophie Jama, Pieuvre
Una domenica… a Buenos Aires.
– Jean Siag, La Presse
Uno spettacolo che unisce il mondo del teatro a quello dell’opera – sia nella messinscena che nelle musiche – e il linguaggio del circo nelle sue diverse discipline a coreografie folli e selvagge, per dare vita a una performance davvero potente.
– Alejandro Cruz, La Nación
Surrealismo allo stato puro. Uno spettacolo che è espressione del meglio del meglio delle arti performative… Nei diversi personaggi ritroviamo tracce di Chaplin, Buster Keaton, dei cartoni animati classici e molto altro… L’elasticità di questi artisti è più che straordinaria e contribuisce a una performance capace di sorprendere lo spettatore ogni secondo.
– Sandra Comisso, Clarin newspaper
Con più di 250 repliche nella città di Buenos Aires, Un Domingo è stato presentato in Uruguay, Brasile, Colombia, Messico e nel 2023 ha registrato 15 repliche sold out al Festival Montréal Complètement Cirque. La prima rappresentazione europea è prevista al Campania Teatro Festival nel Giugno 2025.
NOTE DI REGIA – Florent Bergal
Restiamo tra le mura del teatro: le scene necessitano di un contesto, di uno spazio in cui rappresentare le azioni. Il teatro serve a questo: è uno spazio che evoca emozioni, non le illustra. C’è un desiderio di catarsi permanente che rende la fantasia più accessibile. Tuttavia, gli elementi visibili che appartengono al teatro sono sempre presenti. Il sipario rosso del teatro non è nascosto, anzi, viene usato per il nostro gioco… Le entrate, le uscite, le apparizioni, le sparizioni, i passaggi, le fughe… sono elementi importanti nel nostro lavoro. Ci piace quando un personaggio o un’azione possono impadronirsi di una scena e trasformarne il significato. Lo spazio teatrale è una delle materie prime delle nostre creazioni. Vogliamo creare uno spazio architettonico significativo che accompagni l’estetica del luogo d’azione e le relazioni umane che vi si sviluppano. Il circo ha bisogno di un contesto piuttosto che di una storia per poter esistere.
L’unicità e la creatività di ogni artista sono al centro di questa forma di circo/teatro. Si stabilisce un contesto e si inizia a giocare, a improvvisare con le relazioni, contraendo valori e istinti. Le differenze e gli incontri generano nuovi mondi. Ogni personaggio deve essere affascinante e unico. Se la logica di una storia può essere onnipresente, non è però fondamentale.
Ciò che conta è l’alchimia che emerge dall’incrocio dei generi e che genera un linguaggio teatrale proprio. Non c’è morale in questo, non c’è un finale cartesiano. È un istante che trascorriamo con individui grotteschi, in cui corriamo il rischio di scorgere la nostra stessa riflessione.