di Francis Veber
traduzione Filippo Ottoni
regia Pistoia-Triestino
con Paolo Triestino, Giancarlo Ratti
e con Antonio Conte, Loredana Piedimonte, Matteo Montaperto e Alessio Sardelli
scene Francesco Montanaro
costumi Lucrezia Farinella
disegno luci Alessandro Nigro
produzione a.ArtistiAssociati in collaborazione con Fiore e Germano
Tra risate e colpi di scena, Il rompiballe riafferma il talento di Veber (già conosciuto al Parenti con La cena dei cretini) nel costruire commedie mai banali e capaci di regalare emozioni e grande divertimento, il testo è un grandissimo omaggio ai meccanismi della commedia francese.
L’intreccio è travolgente: un aspirante suicida per amore e un killer occupano due stanze comunicanti in un hotel, il primo per porre fine ai suoi giorni e il secondo per porre fine ai giorni di qualcun altro dalla finestra della sua stanza. Ma il suo piano sarà sconvolto, appunto, dal “rompiballe” suicida. Attorno ai due protagonisti ruotano altre figure magnificamente tratteggiate dall’autore.
Lo spettacolo inizialmente era in cartellone nella stagione 2020-2021 ed è stato annullato a seguito della chiusura del teatri. In quell’occasione abbiamo intervistato la compagnia per sapere di più:
NOTE DI REGIA – Nicola Pistoia e Paolo Triestino
Dopo La cena dei cretini, eccoci ancora alle prese con un testo creato dalla fantasia di François Veber: Il rompiballe. François Pignon, la “maschera” ideata dal genio francese, parla al cuore di ciascuno di noi. Quel cuore che una volta pulsava per le piccole cose, per i nostri sogni più ingenui, per le grandi aspettative e che oggi invece batte sempre più flebile, perché sommerso da mille rumori: la fretta, l’arroganza, la volgarità, l’egoismo, la rabbia e la crisi profonda di tutto ciò che si può definire “bellezza”. Il tema in fondo è lo stesso: l’arroganza contro il candore, i cattivi sentimenti contro i buoni, la violenza contro una mano tesa. Il tutto, ovviamente, tra una risata e l’altra. Veber ha il dono dell’apparente leggerezza che, con mano sapiente, tratteggia l’umanità variegata che ci circonda e la rende affettuosamente risibile. I suoi progenitori sono Goldoni, Moliere, e più vicini a noi, Labiche e Feuydau. Noi proveremo a restituire al pubblico la Sua profondità leggera, quella che regala risate fino alle lacrime e però anche un pizzico di malinconia per la gentilezza che abbiamo conosciuto o, forse, ci illudiamo di aver conosciuto. Non una sola nota volgare, in un mondo dove ormai tutto è volgarmente assordante. Un inno alla gentilezza e al garbo, appunto, che siamo convinti alberghi ancora in ciascuno di noi. In scena con noi, un cast di eccellenti attori: Antonio Conte, Loredana Piedimonte, Alessio Sardelli e Matteo Montaperto».