dall’autobiografia di Giorgio Albertazzi
adattamento di Mariangela D’Abbraccio
un progetto a cura di Mariangela D’Abbraccio e Francesco Tavassi
introduce Andrée Ruth Shammah
Giorgio Albertazzi, un attore anomalo, uno scrittore finissimo, un mostro sacro che vive recitando e recita la vita negando al tempo stesso, con un ironico sorriso, entrambe le cose…
Mariangela D’Abbraccio porta in scena l’autobiografia di questo outsider incorreggibile, contrappuntata dalle sue poesie (pubblicate postume) e da frammenti di musica jazz (che Albertazzi amava e che più gli assomigliava) dei grandi interpreti Billie Holiday, Chet Baker, Bill Evans, Keith Jarret. : infanzia, giochi, iniziazioni, adolescenza, famiglia, studi, guerra, amori, carcere, personaggi, cinema, televisione, teatro. E poi, in una cascata inarrestabile, emergono morbide malizie e dolci crudeltà, acri umori e soavi veleni sul mondo dello spettacolo e della cultura. Albertazzi, un uomo che ha saputo ottenere tutto ma non ha saputo (e voluto) conservare nulla: un perdente per distrazione, ma di grande, grandissimo successo.
Compiamo 50 anni.
Il 16 gennaio del 1973 Franco Parenti alzò per la prima volta il sipario dell’allora Salone Pier Lombardo.
La volontà di dedicare una serata a Giorgio Albertazzi in occasione del cinquantesimo anniversario del nostro teatro, deriva da una motivazione ben precisa. Se apparentemente, infatti, il nome di Albertazzi può risultare più esterno, più distaccato dalla storia del Parenti rispetto a quello di altri artisti che hanno più fortemente legato la loro vita e la loro carriera al nostro teatro, è anche vero che questo incontro è stato determinante per le sorti di entrambi. La libertà che il Parenti ha deciso di dare a Giorgio Albertazzi, nella sperimentazione di progetti e di serate assolutamente stravaganti, ha a sua volta aperto al teatro uno spiraglio verso strade nuove e coraggiose, poi sfociate nella realizzazione dello spettacolo La forma dell’incompiuto. E la fiducia che Albertazzi ha trasmesso ad Andrée Shammah nell’importanza di intraprendere scelte artistiche libere e audaci, si è poi riflessa nel futuro del teatro, che l’ha conservata come un’eredità preziosa che lui gli ha generosamente lasciato. Per questo, oggi abbiamo deciso di ricordarlo, come parte integrante della nostra storia.