IL ROMPIBALLE
di Francis Veber
traduzione Filippo Ottoni
regia Pistoia-Triestino
con Paolo Triestino, Giancarlo Ratti
e con Antonio Conte, Loredana Piedimonte, Matteo Montaperto e Alessio Sardelli
scene Francesco Montanaro
costumi Lucrezia Farinella
disegno luci Alessandro Nigro
produzione a.ArtistiAssociati in collaborazione con Fiore e Germano
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MRS. FAIRYTALE
Non si torna indietro dalla felicità
di e con Filippo Timi
e con Emiliano Coltorti
costumi Fabio Zambernardi
assistenti alla regia Beatrice Cazzaro, Daniele Menghini
macchinista Alberto Accalai
capo elettricista Gianni Gajardo
elettricista Cristiano Cramerotti
fonico Domenico Ferrari
sarta Chiara Lo Mauro
truccatore Enrico Maria Ragaglia
amministratrice di compagnia Carlotta Pircher
scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti
graphic designer Riccardo Renzi
produzione Teatro Franco Parenti
Tra risate e colpi di scena, Il rompiballe riafferma il talento di Veber (già conosciuto al Parenti con La cena dei cretini) nel costruire commedie mai banali e capaci di regalare emozioni e grande divertimento, il testo è un grandissimo omaggio ai meccanismi della commedia francese.
L’intreccio è travolgente: un aspirante suicida per amore e un killer occupano due stanze comunicanti in un hotel, il primo per porre fine ai suoi giorni e il secondo per porre fine ai giorni di qualcun altro dalla finestra della sua stanza. Ma il suo piano sarà sconvolto, appunto, dal “rompiballe” suicida. Attorno ai due protagonisti ruotano altre figure magnificamente tratteggiate dall’autore.
Tra corpetti e tacchi a spillo, in scena l’iconica protagonista del cult Favola.
Un tentato suicidio e l’esilarante corsa di una mandria di bufali drogati di Coca-cola; l’uomo invisibile e una matrona – una specie di archetipo felliniano – che dispensa dal seno gigantesco un latte che guarisce; lo sfoggio istrionico e il dramma delle vite mancate. L’alternanza delle scene procede in una furibonda corsa da un estremo all’altro: la comicità surreale che trabocca di desiderio precipita verso un’infelicità che per un istante sembra irrimediabile. E viceversa: l’angoscia che mozza il fiato si trasforma nell’acuto di una canzonetta che, ostentando felicità, finisce con il procurarla. Mrs. Fairytale porta in scena, con una comicità che è puro istinto del paradosso, i paradisi mancati di cui abbiamo memoria perché, come recita il sottotitolo, «non si torna indietro dalla felicità». – Lorenzo Chiuchiù
DOPO LO SPETTACOLO
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