Serge di Yasmina Reza e l’insegnamento della leggerezza
di Alice Strazzi
Calvino in Lezioni americane parla di una «ricerca della leggerezza come reazione al peso del vivere»: così intesa la parola “leggerezza” può ben essere associata anche alla scrittura di Yasmina Reza, come sottolinea Marco Missiroli dialogando con lei in occasione della presentazione del suo nuovo libro Serge, edito da Adelphi, tenutasi al Teatro Franco Parenti il 14 marzo 2022. Reza, drammaturga e scrittrice di fama mondiale, ritiene questo termine imprescindibilmente legato alla natura stessa e al senso della sua scrittura, intendendolo come una qualità fondamentale e ricordando l’importante differenza tra leggerezza e frivolezza. Le difficoltà della vita e la pesantezza che ne deriva sono parte delle esperienze vissute da ciascuno di noi, d’altra parte, la leggerezza, sostiene l’autrice, consiste proprio nella capacità di esprimere tutto ciò senza gravarlo di un peso ulteriore, abolendo perciò l’impiego nella scrittura di «una falsa poesia e un atteggiamento di falsa solennità».
Missiroli dichiara grande ammirazione per tutta la produzione letteraria di Reza e per il suo modo di rappresentare la realtà attraverso il testo scritto e, proprio per questo, ci tiene ad abolire e sostituire uno dei termini che la critica ha spesso associato alla scrittura della drammaturga e romanziera francese: ironia. Reza replica sollevando una delle questioni più interessanti emerse durante la presentazione del suo nuovo libro: «Sono molto d’accordo. Per moltissimi anni sono stata inserita nella casella dell’ironia, del sarcasmo, della satira, come se mi ponessi in una posizione di superiorità rispetto alla vita, ai miei personaggi e alle situazioni, come se osservarsi tutto con lo sguardo di un’entomologa». Ci tiene a sottolineare un distacco da questa modalità di interpretazione della sua scrittura: si sente invece capace di affiancare i suoi personaggi, comprendendoli e stando vicina a loroattraverso il racconto delle loro storie.
Questo allontanamento da una dimensione di rappresentazione ironica o sarcastica della realtà si motiva anche grazie al tipo di sguardo che Reza utilizza per ritrarre personaggi e situazioni: Missiroli parla di «resa dei conti», riferendosi al fatto che i protagonisti delle vicende da lei narrate sono sempre ritratti durante un momento di snodo cruciale per la loro vita e per le relazioni che intercorrono tra di loro. Secondo Reza è proprio il sentimento di panico che li trascina ineluttabilmente verso questo punto di non ritorno ed è il dialogo inteso come «azione», come «espressione dei nervi» a sviscerare chiaramente il conflitto in atto. Il discorso diretto è l’elemento vivo del testo perché «non risponde a una retorica del pensiero» ma ne è espressione diretta in quanto è privo della mediazione della riflessione e della riformulazione razionale a posteriori.
Un’ultima necessaria considerazione riguarda la genesi di Serge. Per la scrittrice francese il fulcro del romanzo è rappresentato dall’analisi e dalla riflessione sul «turismo di massa inteso come moto conoscitivo del mondo contemporaneo» e proprio rispetto a ciò Missiroli analizza Serge come espressione della vittoria della storia sulla Storia: il racconto della gita ad Aushwitz compiuta dai tre fratelli protagonisti permette di fare i conti con questo luogo simbolo di eventi storici fortemente traumatici e dolorosi, filtrandoli però attraverso la leggerezza veicolata dalle azioni, dai fatti e dagli eventi contingenti della vita dei personaggi del romanzo. Reza si dichiara fortemente consapevole dell’operazione compiuta per arrivare a questo ribaltamento: secondo lei tutto ruota attorno al rapporto tra piccolezza e grandezza che caratterizza la vita umana. L’uomo non riesce mai ad arrivare davvero a questa considerevole idea che ha di sé stesso: «si hanno grandi pensieri e grandi ideali che però durano dieci minuti, poi ci fanno male i piedi o il parrucchiere ha sbagliato il nostro taglio di capelli e questo ci sembra più importante di ogni altra cosa».