di Giovanni Testori
uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
con Marina Rocco,
Mariella Valentini, Luca Sandri, Filippo Lai
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Daniela Verdenelli
luci Oscar Frosio
musiche Fiorenzo Carpi
riallestimento a cura di Albertino Accalai per la scena e Simona Dondoni per i costumi
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana
con la collaborazione di Associazione Giovanni Testori
Una storia al femminile disegnata negli anni ‘60 con efficace realismo sociale dal grande drammaturgo Giovanni Testori. Un ritratto indelebile e senza tempo di una donna capace di lottare e di non cedere mai davanti a “sta bestiata che è il mondo”.
Fa la calzettaia la Maria Brasca in una fabbrica di Niguarda e fa l’amore, con qualche scandalo per la gente, come gli uomini; senza problemi.
Ma un giorno le capita di innamorarsi di un ragazzotto più giovane di lei, nullafacente, un po’ mascalzone che la fa impazzire di passione. Alla Maria Brasca non importa se Romeo la tradisce. Lei sa che quello per Romeo è un amore definitivo e lo difende come una tigre perché vuole da lui cose definitive.
Un personaggio femminile indimenticabile, una donna vincente che grida al mondo la potenza della passione e l’amore per la vita vissuta fuori da ogni convenzione: uno stimolo a inseguire i propri sogni e vivere con grande fiducia nel futuro.
Negli anni ‘60 fu Franca Valeri a farla esistere sul palcoscenico ma poi, con la mia regia, per anni è stata il grande successo di Adriana Asti e ora, nei cento anni dalla nascita di Testori e nella stagione del Cinquantesimo del Teatro Parenti, ho sentito la necessità di far rinascere “quello” spettacolo, quello e non un altro perché affascinata da quella volontà di Maria di non cedere, di difendere tutto ciò che rappresenta la sua vita e non aver paura di parlare di felicità (uno stato d’animo così prezioso ma assente nel teatro di Testori e così raro nella drammaturgia contemporanea).
Oggi, guardando Marina Rocco interpretare l’incantevole limpidezza dei pensieri di Maria e vedendola così vibrante d’infanzia, di severità sensuale, di quel fascino che la avvolge senza che lei faccia il minimo sforzo, a me sembra sia rinato per avere una nuova, lunga vita.
Andrée Ruth Shammah
Una Marina Rocco pallida, scombinata, inarrestabile, fatale […] Che regia fatta col cuore, che gioia questa Maria Brasca, due ore imperdibili in cui il cuore vola oltre ogni privazione.
Stefania Vitulli – Il Giornale
Andrée Ruth Shammah riesce a far vivere la parola drammaturgica testoriana in tutta la carne che è necessario ci sia e trasforma idealmente lo spettacolo in un inno alla vita, in una Nona di Beethoven, in quella piacevole scossa elettrica, quel brivido che corre lungo la schiena quando le endorfine danno significato alla parola gioia […] Marina Rocco incarna la protagonista accettando, e vincendo, la sfida di andare là dove non si tocca, in quella zona di continuo scambio tra anima e carne, nella ventralità che si dice e si racconta senza fronzoli o infiorettature. E fa tutto questo portando in dote al personaggio un sorriso fatto, insieme, di sole e di terra, e offrendo questo fiore alla platea con l’immediatezza di un paesaggio che appare, improvvisamente, dietro una curva.
Danilo Caravà – Milanoteatri.it
Il pubblico partecipa con entusiasmo resta coinvolto dalla recitazione degli attori e li omaggia a fine spettacolo di lunghi applausi, per la loro capacità di rinverdire la modernità di una storia scritta oltre sessant’anni fa ma ancora capace di disegnare con nitidezza i tipi psicologici sempre attuali.
Chiara Amato – PAC – Pane Acqua e culture