Il tempo di Venezia: Tracy Chevalier presenta La maestra del vetro
a cura di Claudia Maria Baschiera
«Se scagli abilmente un sasso piatto a pelo d’acqua, lo vedrai toccare molte volte la superficie, a intervalli più o meno lunghi. Ora, immagina di farlo con il tempo, al posto dell’acqua»: inizia così la nuova opera di Tracy Chevalier dal titolo La maestra del vetro, presentata domenica 22 Settembre dall’autrice nella cornice dei Bagni Misteriosi. Davanti a una platea di spettatori disposta su una pedana galleggiante, Chevalier ha dialogato con la conduttrice e speaker radiofonica Florencia Di Stefano, esplorando il legame tra la sua vita personale e Venezia, a partire dalla luna di miele trascorsa proprio nella città lagunare per arrivare alle ricerche per la creazione del libro.
Ambientato sull’isola di Murano, La maestra del vetro ripercorre le vicende dei Rosso, famiglia di maestri vetrai, dal Rinascimento all’età odierna. Vera protagonista dell’opera è però Orsola Rosso, donna dal carattere forte e decisa a sfidare le convenzioni sociali, nonché a diventare una delle prime impiraresse: in un’epoca in cui lavorare il vetro era un mestiere esclusivamente maschile, con lo stesso materiale le impiraresse creavano elaborate perle a lume di candela impreziosendo i gioielli dei nobili più facoltosi.
Non è certo la prima volta che Chevalier dedica le sue pagine a un personaggio femminile intraprendente. Sin dal suo primo romanzo La Vergine azzurra, passando per La ragazza dall’orecchino di perla (best seller in moltissimi paesi dal momento della pubblicazione e in seguito trasposto nell’omonimo film del 2004 diretto da Peter Webber) o per L’innocenza, non risulta difficile trovare un fil rouge tra le opere della scrittrice statunitense: sono le donne scomode, caparbie e decise a creare il proprio destino con le loro mani a essere care alla fantasia della Chevalier.
Il legame con i personaggi de La maestra del vetro è così forte, ha confessato l’autrice a Di Stefano e agli spettatori, da volerli far vivere per sempre, per non vederli morire mai. E così, mentre sulla terraferma gli uomini nascono e muoiono, le guerre iniziano e finiscono e passano secoli interi, Orsola e i muranesi vivono in una dimensione temporale tutta loro, proprio come viene spiegato nell’incipit. Un escamotage che altrimenti sarebbe parso forzato, sembra qui quasi naturale: lontano dal caos delle automobili, con le sue calli silenziose e traboccanti di storia e di bellezza, Venezia è una città atemporale. E, come la loro città, atemporali sono questi personaggi, che viaggiano tra le pieghe del tempo, vivono d’arte e non cessano mai di esistere, insieme alle loro passioni e alle loro creazioni.