Sik-Sik. I giovani critici del Teatro Franco Parenti  

Sik-Sik. Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro

29 Dicembre 2025
Scena dello spettacolo Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro

Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro
di Mattia Rizzi

Un giallo che invade ogni cosa. Corpi, oggetti e spazio scenico. Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro, scritto e diretto da Emanuele Aldrovandi, si offre al pubblico in un allestimento straniante, dominato da una cromia insistita e da cinque grandi favi montati su pannelli mobili.

L’apicoltore Ferdinando si muove su un palco trasformato in una sorta di arnia surreale, ripercorrendo una storia che, fin dall’inizio, appare segnata da una tensione sotterranea. Fidanzato con Marta da un anno, convive con lei e con sua figlia Emma, appassionata di pittura. Sono una famiglia in costruzione: Ferdinando è pieno di dubbi e fatica a trovare la misura giusta per assumere un ruolo educativo nella vita della bambina, che ha appena compiuto sei anni.

Marta, al contrario, occupa la scena con una sicurezza ben diversa. È esagerata nei gesti, negli slanci del corpo e nella modulazione della voce; risulta sempre artefatta e mai davvero autentica. Arrivista e calcolatrice, organizza un piano che si rivela il cuore della pièce. In occasione della festa di compleanno di Emma, decide di invitare la sua compagna d’asilo Blu, in quanto figlia della celebre attrice Chiara Velati. L’obiettivo è evidente: spingere Chiara ad acquistare uno dei disegni di Emma e a condividerlo online. Il pretesto è nobile – raccogliere fondi per salvare gli oceani dall’inquinamento della plastica – ma il fine è molto più abietto: ottenere un successo immediato per la giovanissima pittrice.

Mentre Marta cerca di tenere in piedi il suo imbroglio, torna alla mente l’immagine verghiana della marea che investe chi desidera ottenere una condizione migliore. L’onda inarrestabile qui travolgerà una madre disposta a tutto pur di garantire un futuro diverso alla propria figlia, che sembra possibile solo attraverso il raggiungimento della tanto agognata «visibilità», parola che Marta pronuncia con insistenza quasi ossessiva.

Nessun personaggio messo in scena è però completamente bianco o nero: persino Chiara, che agisce in buona fede, in passato forse ha dovuto fare compromessi per arrivare dove è ora. Tutti i protagonisti sono infatti caratterizzati da una moralità grigia e sfumata, e lo spettatore ne percepisce immediatamente l’ambiguità, prendendone le distanze anche attraverso la componente comica dello spettacolo (che si esplicita soprattutto grazie allo zio di Emma, collezionista seriale di gaffes). Con un ritmo serrato e dialoghi brillanti, il pubblico è accompagnato fino alla fine da continui momenti di ironia. Poi, nell’epilogo – in parte annunciato, ma non per questo meno inquietante – la situazione precipita verso un parossismo drammatico.

Ferdinando, prigioniero della scenografia allucinata, ripercorre l’evento che ha cambiato per sempre la sua vita. In questo gesto, l’apicoltore sembra trovare un doppio ideale in Aristeo, figura virgiliana legata al mito delle api e, in parte, responsabile della morte di Euridice. Come il personaggio antico, citato distrattamente nella pièce, Ferdinando si confronta con la necessità di espiare una colpa non voluta: un percorso doloroso che lo costringe a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni e con l’impossibilità di cambiare il passato.

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