Archivio / Teatro

Homicide House

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Homicide House

Indebitato per problemi di lavoro, un uomo si trova a dover ripagare tutto da un giorno all’altro. Non avendo i soldi necessari e temendo per l’incolumità della propria moglie e dei propri figli, l’uomo accetta di entrare in un luogo dove “s’incontrano esigenze complementari che il mercato finora non soddisfaceva”: chi vuole uccidere paga una vittima e chi vuole morire riceve dei soldi da lasciare alla propria famiglia.
La Casa degli omicidi è un meccanismo di sevizie psicologiche che ferisce e uccide con il ragionamento piuttosto che con le sole armi di tortura.
Un’idea originale alla base della scrittura e un linguaggio disinvolto e agile nell’alternare isolati e funzionali monologhi a fulminanti e accesi dialoghi fanno del testo un riuscito e promettente esperimento.

Homicide House è una parabola eloquente sui pericoli della nostra società. Davanti all’esasperazione dell’estetica, alla sua esplosione sempre più selvaggia e incondizionata, la crescita personale, quella che una volta si chiamava ‘delle virtù dello spirito’ viene relegata al caso, se avviene, quasi come un accadimento probabile ma del tutto accessorio, in una vita dedita al successo e alla propria affermazione sopra e verso gli altri.
Pezzi della nostra anima scompaiono lentamente dalla nostra geografia interiore per lasciare posto ad una fredda, lucida e spietata intelligenza fine a se stessa.
Dopo l’illuminismo e la rivoluzione tecnologica l’uomo continuerà a “plastificarsi” inesorabilmente o troverà dentro di sé ancora una piccola scintilla di sincerità e di autenticità?

Il coraggio e la bellezza di esprimere le proprie debolezze ed emozioni sono la nostra vera natura oppure rappresentano accessorie implosioni in un mondo costruito sempre più artificialmente?

I due personaggi inesorabilmente“plastificati” sono Tacchi a Spillo e Camicia a Pois, che non a caso Aldrovandi chiama coi nomi dei loro indumenti, simbolo di una mutazione già avvenuta dello spirito; i loro antagonisti, Uomo e Donna, quasi Adamo ed Eva, rappresentano simbolicamente l’importanza del sentimento e della condivisione, che un vecchio debito di passione, come uno scheletro nell’armadio taciuto per anni e rappresentativo di una delle nostre tante debolezze, innesca l’avvenimento di partenza di tutta la pièce.
Credere nel potere di calcolo e controllo del nostro cervello oppure credere nella forza invisibile di ciò che sentiamo? Come affrontare una scelta?
E soprattutto, perché la paura è sempre nostra compagna quotidiana di viaggio?