di e con Vanessa Korn
realizzato grazie al prezioso aiuto di Valentina Paiano
Costruzioni e materiali Mapi e Valentina Paiano
Movimenti sulla musica Roberta Di Matteo
Per tutte quelle volte che mi sono sentita di affondare,
per quando invece è stato dolce il naufragare,
per quando mi sono persa in mezzo al mare,
per i naufragi che ho nel cuore e per tutta la superficie del mare su cui voglio far correre i desideri,
per questa buffa storia di aver bisogno di andare, sempre
per questa tragica storia di aver bisogno di andare, sempre.
Per tutto il mare che aspetta di essere nuotato via.
per i naufragati, i perduti, gli annegati,
per le tempeste in un bicchiere e per quelle che davvero travolgono mondi e persone.
un racconto accorato e sincero, buffo e delicato, come una confessione o come un invito a casa, in riva al mare.
Un racconto sul viaggio, visto come spostamento, cambiamento e di conseguenza smarrimento e ricerca del proprio posto nel mondo. Anche in questa occasione, Vanessa Korn ci offre una parte della sua storia personale, fatta presumibilmente di viaggi e cambiamenti sin dai tempi della prima infanzia. Così, come onde che smuovono un mare tranquillo, emergono le difficoltà di chi ha dovuto abbandonare una stabilità e andare verso l’incognito di ciò che è nuovo, col peso dei ricordi, dei bagagli, della paura di non farcela. Anche qui, come nel primo lavoro, l’attrice esordisce nell’ombra del palcoscenico e si mostra con discrezione, con la sincera timidezza di chi sta per lasciarci una parte di sé. Al tragicomico scenario di vita quotidiana nel monolocale milanese in cui si è appena trasferita (gli scatoloni sono l’elemento scenografico prevalente), vengono sovrapposti racconti di viaggio che trasportano il pubblico dalla realtà a una dimensione onirica, fatta di memorie personali, letture, rielaborazioni di racconti popolari e musica (da viaggio, appunto, come Long Way Home di Tom Waits o Fast Car di Tracy Chapman o ancora Homesick dei Kings of Convenience). Il risultato è leggero e coinvolgente. (…) La recitazione di Vanessa Korn è la maggior certezza dei suoi spettacoli. Lei sa esprimere dolcezza e sincera gentilezza, trasformando un percorso insidioso come quello che racconta in un’avventura, che è un po’ quello che si fa quando si affrontano discorsi scomodi coi bambini. Ecco, torna bambina in diversi momenti scenici, per poi mostrarci una donna che si fa ancora un sacco di domande, che ha compreso le scelte difficili che affollano la vita di un adulto o un genitore, lasciando intravedere anche un desiderio di maternità che supera la paura di questo compito arduo. E non c’è forse miglior genitore di chi non sa essere, all’occorrenza, un po’ bambino?
– Roberta Orlando, Pane Acqua Culture
Io sono il mare. Un mare da attraversare, tangibile e salato. Ma anche simbolo esistenziale. Che onda su onda ognuno ha il suo viaggio da compiere verso sé stesso. O quel che ne rimane. Torna Vanessa Korn dopo il fortunato A parte me. Monologo polifonico. Naufragio di pensieri e identità, fra ironia e commozione. E che pare dedicato a tutti quelli che stanno scappando. Come il Mediterraneo di Salvatores.
– Diego Vincenti