Dopo il successo della stagione 2016/17 torna il “percorso” Dostoevskij con quattro spettacoli per riscoprire luci e ombre del grande scrittore russo.
La confessione, nuovo allestimento di Alberto Oliva e Mino Manni da I demoni, va ad arricchire la parabola già tracciata con Delitto e Castigo e Il topo del sottosuolo: una discesa verso il lato più scomodo e scandaloso dell’animo umano, dal dilemma morale di Stavrogin alla depravazione dolorosa di Svidrigajlov, specchio della stessa eterna tensione tra bene e male che torturerà la mente di Raskol’nikov prima e dopo il fatidico omicidio.
Nell’adattamento di Vitaliano Trevisan da Il giocatore ritroviamo la patologia della dipendenza, vizio costante (e autobiografico) presente in tutti i capolavori di Dostoevskij, che è al tempo stesso reale causa di disperazione oltre che immagine del sottile limite che separa la gioia dal dolore, il bene dal male, i giusti dai depravati.
Mino Manni, diretto da Alberto Oliva, sonda le radici del male, frutto di una libertà illimitata e arbitraria e fallimentare esaltazione di sé.
La parabola di Raskolnikov per un’analisi sull’impossibilità di ogni giudizio. Con Francesco Brandi.
Mino Manni e Alberto Oliva portano in scena Svidrigajlov, un personaggio dal sottosuolo, incallito giocatore che scommette su se stesso per tutta la vita.