dal racconto “Giulietta” di Federico Fellini
Diogenes Verlag 1989 / il Melangolo, 1994
adattamento teatrale Vitaliano Trevisan
da un’idea di Valter Malosti
uno spettacolo di Valter Malosti
con Roberta Caronia
scene Paolo Baroni – luci Francesco Dell’Elba
costumi Patrizia Tirino – marionette Gianni Busso
musiche originali Giovanni D’aquila
progetto sonoro Valter Malosti
ricostruzione e rielaborazione del suono Fabio Cinicola
assistente alla regia Alba Manuguerra
altri suoni e altre musiche Nino Rota, Federico Fellini e Fatboy Slim
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa
si ringrazia Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare
la prima versione dello spettacolo è stata realizzata da Teatro di Dioniso
in collaborazione con Teatro Regio di Torino / Piccolo Regio Laboratorio
con il patrocinio di FELLINI 100 – Celebrazioni per il Centenario della nascita di Federico Fellini
Nel 2020 cade il centenario della nascita di Federico Fellini. TPE – Teatro Piemonte Europa propone la versione teatrale di Giulietta, l’unica opera narrativa di una certa consistenza pubblicata dal regista riminese, con la regia di Valter Malosti e l’interpretazione di una delle attrici più versatili e popolari della nuova generazione, Roberta Caronia.
Giulietta è un racconto di cui Fellini stesso suggerì la stampa, in lingua tedesca, per l’editore svizzero Diogenes nel 1989. Si tratta della prima idea-soggetto di quello che nel 1965 diventerà il film Giulietta degli spiriti: un “trattamento”, ovvero la fase intermedia tra il soggetto e la sceneggiatura. Una sorta di film semilavorato. Scritto curiosamente tutto in soggettiva come un flusso di coscienza della protagonista.
Valter Malosti porta in scena per la prima volta nel 2004 la versione teatrale del racconto adattata da Vitaliano Trevisan. Con questo spettacolo Malosti vince il Premio Hystrio 2004 per la regia, e la prima interprete Michela Cescon il Premio della critica teatrale 2003-2004 e l’Ubu 2004 come migliore attrice.
Giulietta è una struggente favola psicanalitica, una favola contemporanea dai toni mozartiani sull’identità frammentata, sull’anima, raccontata con un tono vagamente infantile ed inquietante, una moderna Alice attraverso lo specchio, specchio con il quale si apre e si chiude lo spettacolo e il racconto felliniano.
Ma Giulietta è anche una lunga e irridente seduta spiritica descritta da chi ci crede, anche, almeno un poco; eco delle frequentazioni di maghi, veggenti e spiritisti scovati da Fellini e Giulietta Masina in quegli anni un po’ in tutta l’Italia.
E oltre alla parapsicologia, evidente in questo testo di Fellini è la sua vicinanza alla psicanalisi: un modo di convivere con i propri fantasmi che Fellini, dopo averlo maturato alla scuola junghiana di Ernest Bernhard, non abbandonò più. Un circo, una pista da circo: al centro sta Giulietta in qualche modo inchiodata, come la Winnie di Giorni felici di Samuel Beckett, come una farfalla raccolta da un entomologo e lì depositata. E intorno, tutti i suoi fantasmi, gli spiriti, evocati dalla presenza di nude marionette e da una fittissima partitura di suono.
Valter Malosti