Archivio / Teatro

Il muro trasparente

Delirio di un tennista sentimentale

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Il muro trasparente

Delirio di un tennista sentimentale

Il tennis come parabola della quotidianità, occasione per una profonda riflessione sulla propria esistenza.

La Gazzetta dello Sport

Max affronta la crisi della sua vita misurandosi con la passione del tennis e la passione amorosa. Gioca, pensa, racconta, si dibatte. Emergono emozioni ed ossessioni. Momenti di silenzio si alternano a urla di sfida, quasi disperati, di un uomo alle prese con gerarchie di sentimenti che si travasano l’uno nell’altro. Le soluzioni si fanno problemi, l’agonismo dell’innamoramento trascolora nella rivalità tra solitudine e vita. Avrà il fiato necessario per portare a termine la partita? Max scandisce il suo sfogo palleggiando quasi mille volte… contro il pubblico. Che però osserva protetto da un muro trasparente, un muro di plexiglas.

Se il dibattito sulla “quarta parete” ha animato una parte importante della storia del teatro, qui la quarta parete è tangibile e, in tempi di pandemia, si ammanta di ulteriori significati: divide e protegge, inquieta e rassicura, stupisce pur essendo stato il “muro” con cui più spesso ci siamo rapportati negli ultimi mesi…

Un muro trasparente campeggerà sul boccascena del teatro in occasione di questo anelato ritorno in sala, dopo tanti mesi di sospensione di attività “in presenza”, difenderà dai potenti servizi di Max, ma non dalla corrente di emozioni che finalmente scorreranno fra l’attore e la platea.

Un’ora di spettacolo dal ritmo sempre teso […] Un crescendo di rabbia, la potenza dei colpi che rintronano in platea, fino a un metafisico coupe de théâtre che più che mai eleva il tennis a metafora della vita.
L’Arena
In scena questo monologo viene recitato da Paolo Valerio, campione di tennis come il personaggio che interpreta: con grande bravura e controllata energia riesce a entrare in perfetta sintonia recitativa con quegli 897 pallegi che fanno da commento, cornice sonora, corrispondenza emotiva al procedere della vicenda, dando ai due linguaggi, quello teatrale e quello sportivo, una verità scenicamente inscindibile. […] Si riescono a cogliere le parole, i respiri, la rabbia, la fredda disperazione di un uomo giunto al termine della sua partita con la vota, resa dal regista-protagonista con malinconico distacco, con consapevole, bene amministrata lucidità emotiva, senza il minimo affanno.
Hystrio
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