scritto, diretto e interpretato da Dario D’Ambrosi
produzione Teatro Patologico
È il 1978 e in ossequio alla Legge 180 di Franco Basaglia, chiudono i manicomi. I pazienti vengono dimessi dagli ospedali psichiatrici, catapultati nel mondo, lì fuori, dove ‘il matto’ è ingombrante, scomodo, qualcosa di cui nessuno vuole assumersi la responsabilità.
Un paziente psichiatrico in camice, pigiama e pantofole esce da un ospedale con in mano una gabbietta vuota e vagando senza meta per la città arriva in teatro. Si avvicina al pubblico, obbligato quindi a confrontarsi con la diversità. Invita lo spettatore a fare azioni stravaganti, a pronunciare parole imbarazzanti, ad accarezzarlo: ricrea perfettamente lo spiazzamento emotivo e quella ritrosia tipica di chi si trova di fronte a un vero malato di mente.