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Costellazioni

Una drammaturgia unica e travolgente dal ritmo serrato che ha trovato nella regia di Raphael Tobia Vogel limpidezza esemplare e geometria delle emozioni.

In scena tutte le possibili infinite fasi di una relazione: conoscenza, seduzione, matrimonio, tradimento, malattia. Un gioco sorprendente di grande fascino e modernità, a servizio di una parola continuamente interrotta e ripetuta. Una danza ritmata dal continuo ribaltamento del punto di vista interpretativo per una storia d’amore raccontata con le leggi della fisica quantistica: tutto quello che può accadere, accade da qualche altra parte, e per ogni scelta ci sono mille altri mondi in cui si è scelto in maniera diversa.

Su una drammaturgia aperta, infinita come le possibilità del caso, il giovane regista Raphael Tobia Vogel (Per Strada, Buon anno, ragazzi, Marjorie Prime, Mutuo Soccorso) scava a fondo nei personaggi e confeziona uno spettacolo che regala sensazioni profonde e pensieri illuminanti.

Intensa, l’interpretazione dei due attori, Pietro Micci e Elena Lietti vincitrice del Premio Nazionale Franco Enriquez 2022 come miglior attrice per questo spettacolo -, chiamati a confrontarsi con molteplici versioni dei loro personaggi passando dalla commedia al dramma nel giro di pochi minuti, che poi, a ben vedere, è quel che succede nella vita.

Costellazioni ha trovato nella regia di Raphael Tobia Vogel una limpidezza esemplare e la geometria delle emozioni una suggestiva concretezza nella cangiante scenografia di luci.

– Anna Bandettini, la Repubblica


Ritmo serratissimo, spinto fino allo spaesamento dentro la scenografia luminosa firmata da Nicolas Bovey che ridisegna lo spazio a pianta centrale, con pavimento specchiante e spettatori sistemati su due gradinate con conseguente moltiplicazione dei punti di vista. Nel grande gioco cosmico che si riverbera nelle vite di tutti, si può parlare di caso, di destino, «ma anche di scelta e di libero arbitrio. Sapere che tutte le decisioni sono già state prese in tutti i mondi possibili, non ci esonera dal decidere. In questo mondo devo comunque buttarmi, rischiare, fallire o riuscire».

– Sara Chiappori, la Repubblica