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Il misantropo

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Il misantropo

"Una messa in scena di portentosa bellezza".

Andrée Shammah torna a Molière con Il misantropo, "una storia d’amore, un amore-possesso, una nevrosi. Un tema moderno come non mai", protagonista Luca Micheletti.

Un’edizione fresca dell’opera che, al suo debutto al Teatro della Pergola di Firenze (Maggio 2023), è stata accolta con grande entusiasmo dal pubblico, nelle cinque repliche, tutte esaurite.

Sul palco Luca Micheletti nelle vesti di un Alceste, in costume scuro al centro di un mondo popolato da personaggi vestiti in colori pastello a simboleggiare una società variegata nella forma, ma omologata nella sostanza. Accanto a lui una straordinaria compagnia.

In scena c’è la ‘disperata vitalità’ di un uomo solo davanti al potere, solo davanti ai benpensanti; un uomo folle deriso dalla società, ma in realtà l’unico capace di cogliere la follia di chi lo circonda.

“UNO SPETTACOLO IMPERDIBILE”

Una potenza espressiva disarmante. Una macchina scenica tanto perfetta da toccare forme di grazia altissima. E che porta a seguire ogni parola come in preda a un incantesimo.
– Fabrizio Sinisi


Nonostante la presenza del tragico, Andrée Ruth Shammah riesce a creare una storia leggera. Accompagna lo spettatore al piacere dell’ascolto senza distrazioni; la traduzione in versi settenari incrociati, porta a un rigore linguistico e a un’armonia che non richiede nessun tipo di sforzo per essere ascoltata.
– Roberto Mussapi, L’Avvenire


Andrée Ruth Shammah mette in scena un capolavoro del teatro, dedicandogli un’attenta cura filologica. Preferendo un allestimento minimalista nella scenografia che spoglia di inutili orpelli, evitando così di distrarre inutilmente lo spettatore. Lascia la possibilità di concentrarsi sul testo, di seguirne gli sviluppi, di cogliere i guizzi con cui Molière risolve snodi narrativi e drammaturgici. La stessa idea di rigore è seguita anche nella traduzione del testo, che in rima conserva l’autentico sapore dell’originale.
I costumi usciti dal laboratorio del Parenti, curati nei dettagli, aiutano a definire ulteriormente i personaggi. Non a caso Alceste è vestito di nero, colore che lo differenzia dagli altri personaggi che indossano abiti variopinti e dalle fogge molto più elaborate. Anche in questo il misantropo segue una sua coerenza, rifiutando la vanità e l’inutile sfarzo dei tempi che furono, o sono ancora, perché nulla è mutato?

Andrée Ruth Shammah insieme all’attore Luca Micheletti ci consegna un gioiello. Insieme sanno farlo risplendere, cogliendone le ricche sfumature, intrise di ironia, che però non si perdono nel lazzo gratuito. Ci restituiscono con maestria i toni di un’opera di volta in volta malinconica e disperata, burlesca e accorata, in cui i personaggi risultano ben calibrati, ben dosati e caratterizzati. E a cui gli attori della compagnia offrono una recitazione senza sbavature, ricca senza eccessi, di sicuro pregio.

Avevo avuto modo di apprezzare Micheletti alla Scala in Le nozze di Figaro. Ma al Parenti l’ho visto brillare con la sua recitazione, con le sue espressioni, con la sua maschera. Aiutato in questo da una Célimène ottimamente interpretata da Marina Occhionero che sa dare spessore al suo personaggio e restituirne la complessità.
– Gianfranco Falcone


Il misantropo di Molière: commedia e critica sociale in una magistrale esplorazione teatrale con attenta regia e un cast eclettico. È uno spettacolo imperdibile dove gli spettatori saranno trasportati attraverso una profonda esplorazione dei caratteri e dei personaggi, senza alcun pregiudizio, in un’affascinante regia che si distingue per la sua maestria e raffinatezza. […] La regista, nel suo approccio attuale, sottolinea la contemporaneità e l’eleganza del testo, evitando qualsiasi cambiamento che possa comprometterne l’autenticità.
– Sebastiano Di Mauro


Un classico che induce a riflettere con piacevole leggerezza.
– Famiglia Cristiana


Questa messa in scena è di portentosa bellezza. Tanta meraviglia nasce da un lavoro a sei mani tra Andrée Ruth Shammah, Luca Micheletti e Valerio Magrelli: un lavoro incentrato sull’elogio semantico della parola e della sua musicalità. Allo spettatore che si siede in sala, seppur ignaro di questo complesso progetto, arriva immediatamente la seducente delicata freschezza dell’ascolto. Ed è un incanto di spontaneità. Un’atmosfera magica: pura e insieme disponibile a contaminarsi di tutto, che ricorda tanto quella che abita la nostra psiche, il nostro inconscio.
– Sonia Remoli, E ora: teatro!

Non c’è volontà di giudizio; nessuno ha ragione, nessuno ha torto, la trama stessa si compone dall’evoluzione delle posizioni di ciascun personaggio. E credo stia proprio in quest’assenza di giudizio e nell’esplorazione dei diversi punti di vista la vera essenza del Teatro, e dunque il mio omaggio a uno dei più grandi autori di tutti i tempi.

Andrée Ruth Shammah


È la commedia dell’impossibilità di esprimersi liberamente quando si è preda delle passioni. Un dramma comico e umanissimo, commovente e feroce, sull’incomunicabilità e sul corto circuito terribile e risibile che genera.

Luca Micheletti

Scritta da Molière nel 1666, «Il misantropo» (sottotitolo «L’atrabiliare innamorato», la malinconia come categoria dello spirito) è un grande classico di cui si sono innamorati i grandi, da Copeau a Jouvet. Ora, 46 anni dopo l’edizione con Parenti, torna nel suo teatro con la doppia volontà di Andrée Shammah, regista, e Luca Micheletti, acclamato attore-baritono (è appena stato Figaro alla Scala) che ha fortemente voluto questo testo di cui continua a chiedersi le ragioni. «La prima vittima del misantropo — dice — è lui stesso, perché sprovveduto di fronte alle passioni. Malinconia ed eros sono stati legati a filo doppio fino a Freud. La lotta di Alceste è nobile, lottare contro se stessi è il primo gradino dell’elevazione spirituale, ma mondo e sentimento non riescono a stare insieme». Complicato capire con chi ce l’avesse l’autore: i marchesini imbecilli, i pettegoli? Regista e attore concordano: «Opera misteriosa e piena di ombre, dramma serio e farsa, molte cose insieme, tutto e il contrario di tutto: noi la accettiamo così e non vogliamo dar giudizi».

«Molière è attuale — dice Shammah— non ha bisogno di attualizzazioni, lo sforzo è alzarsi noi verso il capolavoro, con la traduzione in rima di Valerio Magrelli e una magnifica compagnia, non tirarlo verso di noi: punto d’arrivo della mia idea di teatro in cui metto freschezza, entusiasmo e felicità […] Alceste ha una disperata vitalità ma è solo davanti al potere, davanti ai benpensanti, solo a cogliere la follia di chi lo circonda. La trama è la sua evoluzione, nessuno ha ragione o torto, esploriamo ogni punto di vista, ogni parola, scoprendo lati oscuri, lasciando intatta la complessità».

Maurizio Porro, Corriere della Sera


Personaggio gigantesco, Il misantropo, protagonista di quello che forse può essere considerato il capolavoro di Molière, il più disincantato e il più tragico, ma anche il più comico, un classico del ‘900 scritto tre secoli prima, per dirla con Cesare Garboli. E solo per Alceste, o quasi, Luca Micheletti torna alla prosa prendendosi una pausa dalla sua agenda di star della lirica, baritono in formidabile ascesa sui palcoscenici di mezza Europa che ritrova Molière nello spettacolo diretto da Andrée Ruth Shammah: «Andrée mi ha aiutato a piegare l’orecchio su queste pagine sublimi, sulla loro lingua ammaliante e preziosa». Lingua perfettamente restituita dalla traduzione di Valerio Magrelli, «in versi settenari, quindi in rima, porta a un rigore e a un’armonia che non richiede nessuno sforzo per essere ascoltata — aggiunge Shammah — Molière non ha bisogno di attualizzazioni o di scorciatoie. Bisogna alzarsi verso i capolavori, non abbassarli verso di sé».

[…] La parabola di Alceste, alfiere nevrotico di un’etica troppo rigorosa, prende vita sulla scena disegnata da Margherita Palli che ricalca la sala prove portando in primo piano il farsi del processo teatrale, colorato dai costumi di Giovanna Buzzi dove il nero di Alceste esplode in contrasto al giallo oro, al verde, al turchese degli altri personaggi. […] A suo modo un eroe, Alceste, per quanto patologico. Combatte solitario lo spirito del tempo e i suoi cicisbei, ma non sa trovare il proprio posto nel mondo. È il ridicolo della virtù portata a un estremismo incompatibile con il consesso umano, di cui rivela le manchevolezze e falsità. […] Una commedia che è satira sociale, arringa filosofica, indagine psicologica, macchina comica. «Inutile pretendere di trovare il bandolo di una matassa il cui fascino maggiore sta proprio nell’intrico che propone». Quasi psicanalitico, qualche secolo prima di Freud e Lacan. Alceste emette sentenze sui suoi simili, ma non è quello che fa Molière, quando ce li restituisce sul palcoscenico della vita. «Nessuno ha ragione, nessuno ha torto, la trama si compone assecondando l’evoluzione dei personaggi— conclude Shammah — credo che in questa straordinaria esplorazione dell’animo umano senza volontà di giudizio risieda l’essenza del teatro».

–  Sara Chiappori, la Repubblica


[…] Uno spaccato impietoso della società barocca. […] Con tutti i suoi personaggi incipriati, “indaffarati senza aver nulla da fare”, Il misantropo rinuncia alla comicità dirompente tipica dell’autore francese. È un lavoro “al presente”, violento, potente, perturbante. Una commedia tragica, venata di una forma di umorismo instabile e pericolante, che porta in sé, appena al di sotto della superficie comica, le vive ferite e il prezzo altissimo costato al suo autore: in essa emergono le nevrosi, i tradimenti, i dolori di un personaggio capace di trasformare tutto il proprio disagio e la propria rabbia in una formidabile macchina filosofica, esistenziale e politica, che interroga e distrugge qualunque cosa incontri nel suo percorso.

Linkiesta


«Un classico perfetto, perché è indubbiamente attuale. E se Molière è attuale e contemporaneo, se è il gigante del teatro che tutti riconoscono, non serve che i suoi personaggi parlino secondo il linguaggio di oggi». Andrée Ruth Shammah va dritto al punto per spiegare Il Misantropo, che parlerà in versi con costumi d’epoca e una scatola scenica essenziale dove il salotto della buona società diventa specchio di un’epoca. Qui si muove Alceste (Luca Micheletti), puro e scomodo, implacabile critico delle ipocrisie di un mondo nel quale, però, l’oggetto del suo amore, Célimène (Marina Occhionero), si muove come un pesce nell’acqua. Molière, attraverso Alceste, dà uno spaccato impietoso della società barocca. In tutto questo, la scelta di Luca Micheletti – attore, regista, cantante lirico di levatura internazionale – è secondo Andrée Shammah: «La dimostrazione che non ci sono confini all’interno del teatro».

Ferruccio Gattuso, Leggo


[…] Il protagonista, Alceste, interpretato da Micheletti, è un giovane rabbioso di sincerità, calato in un mondo ipocrita e ciarliero, il mondo che permette il nascere di chi come Tartufo prospera in un clima di ipocrisia. Ha una sua dirittura morale, un suo rigore intransigente, pretende di dire sempre la verità, anche quando è scomoda. Alceste è un isolato, che scava intorno a sé un abisso incolmabile, nel quale finisce con lo sprofondare anche il suo amore per Célimène, la civettuola per antonomasia, interpretata da Marina Occhionero, leggiadra e superficiale, che accetta le lusinghe di tutti. Questa “signora dei salotti” è attorniata da una corte mondana, composta da Philinte, Angelo Di Genio, Oronte, Corrado D’Elia, Basco, Andrea Soffiantini, Eliana, Maria Luisa Zaltron, Clitandro, Filippo Lai, Lacasta, Vito Vicino, Orsina, Emilia Scarpati Fanetti, Du Bois, Pietro De Pascalis, il Secondo Servitore, Matteo Delespaul, e la Guardia, Francesco Maisetti.

Il personaggio di Célimène non vuole rinunciare a niente, né all’amore esclusivo di Alceste, né al gioco seduttivo della sua schiera di pretendenti. Alceste, d’altra parte, s’impegna in una lotta che combatte nella solitudine del suo orgoglio, sorretto da una fede cieca nella bontà delle sue idee. Tappa per tappa, finisce con lo scoprire che non c’è posto per lui in quel mondo; è la fine dell’utopia della verità, il naufragio di un’idea, piuttosto che un volontario isolamento.

Tgcom24.mediaset.it

Luca Micheletti per la prima volta diretto da Andrée Shammah.

Volto già conosciuto al Parenti, con i suoi spettacoli Le variazioni Goldberg di Tabori e Rosmersholm e Peer Gynt di Ibsen, Micheletti firma, crea e recita per i maggiori teatri nazionali. Ha collaborato con registi del calibro di Luca Ronconi, Umberto Orsini e Marco Bellocchio, ottenendo i più illustri riconoscimenti del settore, come il Premio Ubu nel 2011 e il Premio Internazionale Pirandello nel 2015.

Oltre che attore e regista, Micheletti è baritono. Ha calcato i maggiori palchi d’opera italiani ed è molto apprezzato anche all’estero, dove si esibisce regolarmente al Bunka Kaikan di Tokyo, alla Sydney Opera House, alla Royal Opera House di Londra, diretto da importanti nomi del mondo della musica, fra i quali spicca Riccardo Muti.

Di grande impatto le sue performance al Teatro alla Scala. Ricordiamo, ad esempio, La Bohème e Le nozze di Figaro, oltre alla Missa in tempore belli per il Concerto di Natale della scorsa stagione.


Così la stampa sull’attore

Più intrigante è Rodrigo, gestito con maestria e cantato elegantemente da Luca Micheletti.
The Guardian

Luca Micheletti, dalla grande voce e convincente come un attraente temerario, è una scelta ideale per il ruolo del protagonista.
– Tagesspiegel

Luca Micheletti, attore straordinario, credibilissimo in ogni momento.
Avvenire

Personaggi / interpreti (in ordine di apparizione):

Alceste / Luca Micheletti
Philinte / Angelo Di Genio
Oronte / Corrado D’Elia
Célimène / Marina Occhionero
Basco / Andrea Soffiantini
Eliana / Maria Luisa Zaltron
Clitandro / Filippo Lai
Lacasta / Vito Vicino
Orsina / Emilia Scarpati Fanetti
Du Bois / Pietro De Pascalis
Secondo servitore / Matteo Delespaul
Guardia / Francesco Maisetti