Il testo «Buon anno, ragazzi» di Francesco Brandi (al Parenti fino al 19), seppure con un che di artificioso sul filo del paradossale, lancia uno sguardo malinconico sulla difficoltà di vivere in una società, regno della frustrazione dove tutti non sono come vorrebbero essere e le ambizioni si infrangono sulla granitica e spiazzante realtà, dove bene e male sembrano avere confini d’ombra ed è necessario toccare il fondo per capire un po’se stessi e gli altri.