di Antonio Bozzo
Un attrice di grande valore, un testo che ha segnato il teatro del Novecento -con lunghe teniture a New York e Londra, poi in ogni grande città del mondo -, il ricordo di un film di Elia Kazan (con Marlon Brando e Vivien Leigh) che nel 1952 fece incetta di premi, tra cui alcuni Oscar: serve altro per sedersi in poltrona e godersi Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, al Franco Parenti da stasera al 27 febbraio? «Torno a un lavoro di Williams, autore che leggo da sempre e di cui ho interpretato La gatta sul tetto che scotta e La rosa tatuata, dopo la mia Filumena Martorano. E dopo Filumena è difficile restare a quel livello. Con Blanche Du Bois credo di esserci riuscita», dice Mariangela D Abbraccio, protagonista con Daniele Pecci del dramma Premio Pulitzer nel 1947. Per D Abbraccio, attrice napoletana di molta esperienza, nata in una famiglia di artisti e musicisti, per anni compagna e sodale di Giorgio Albertazzi, «un uomo che ruggiva e si mangiava la vita e la scena» (così lo definì in un intervista), questo ruolo non è una semplice tappa della carriera.