Minaccia. Solitudine. Violenza. Anche se i dettagli è come se scivolassero via fra le dita. Visto che ogni parola alimenta una sensazione sospesa di disagio, di obiettivi ambigui e cause incerte. Questa la cornice in cui si muove spesso il teatro di Harold Pinter. Ancor più nei suoi primi lavori. Dove vien pure da
ridacchiare. Ma con la consapevolezza di essere sempre a due passi dal baratro. Ne è un esempio “Il calapranzi“, talmente bizzarro nel titolo da diventare un classico, debuttato a Londra nel 1960.