Nel lavoro di Emma Dante il tempo non è mai lineare, passato e presente si compenetrano e sul palcoscenico può succedere che i vivi e i morti camminino fianco a fianco. Oppure danzino, come accade nel Tango delle capinere. L’autrice e regista siciliana ha sviluppato lo spettacolo, in scena da domani a domenica nella Sala Grande del Franco Parenti, da un precedente studio, Ballarini, performance che costituiva uno dei capitoli in cui si articolava la sua Trilogia degli occhiali del 2011: «Il tango delle capinere nasce da un progetto di tanto tempo fa — racconta la regista — con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, che sono due attori e performer con cui ho fondato la compagnia Sud Costa Occidentale tanti anni fa. Era uno studio su due vecchietti che passano insieme il Capodanno, ma uno dei due è morto e lei, la vecchietta sopravvissuta al marito quasi centenario, lo tira fuori da un baule insieme ai suoi ricordi per passare questo Capodanno, forse l’ultimo, insieme. In questa nuova versione, che ho intitolato Il tango delle capinere, quello studio è diventato uno spettacolo più strutturato. Ma la storia è la stessa, la storia d’ amore di due vecchietti che ringiovaniscono nel ricordo della vita a ritroso, fino ad arrivare ai sedici anni in cui si ritrovano in costume da bagno davanti alla battigia e lui le fa la dichiarazione d’amore».