Coppie e doppi: Anna Galiena e le passioni di Shakespeare
di Anna Farina
Anna Galiena ritorna a teatro e decide di farlo con Shakespeare. Su un palco – quello della sala A del Teatro Franco Parenti – con tre soli parallelepipedi neri a organizzarne lo spazio è lei a interpretare tutti i personaggi delle coppie che sceglie di indagare. A questo punto della sua mirabile carriera, con lo spettacolo Coppie e doppi, Galiena prende su di sé la responsabilità di tradurre e adattare i testi scelti, darsi una direzione e, non da ultimo, interpretare.
In questa fantasmagoria di personaggi archetipici per la storia del teatro occidentale si susseguono Lady Anne e Riccardo III, non ancora diventato re; Romeo e Giulietta alla vigilia della partenza di quest’ultimo per Mantova; Amleto e Ofelia nel loro unico dialogo; Titania e Bottom da Sogno di una notte di mezza estate; Otello e Desdemona, di cui l’attrice interpreta due monologhi, e non un dialogo, per «rendere l’idea dell’impossibilità del loro amore». Da ciascuno di questi personaggi, o meglio coppie di personaggi, come chiaro dal titolo, emergono gli estremi delle passioni umane: amore, gelosia, tradimento, desiderio. Ma emerge anche la tensione tra maschile e femminile, tra tragico e comico: insomma, l’ambivalenza umana come portata dal Bardo nel teatro elisabettiano.
Anna Galiena rivela al pubblico, che si è prestato per questo lavoro di evocazione shakespeariana, la sua riconoscibile interpretazione, frutto di duro lavoro tecnico, e l’intimità di personaggi amati, studiati e talvolta mai precedentemente da lei interpretati – come quelli maschili. Ad accompagnare l’attrice nella messa in scena un disegno luci semplice e chiaro, che ad ogni dramma attraversato dall’attrice associa un colore, e le musiche di Luigi Ceccarelli.
Da questo monologo che è dialogo, anche con il pubblico (Anna Galiena al momento degli applausi non manca di dimostrarsi pronta a rispondere a qualsiasi domanda sui personaggi, sulle sue scelte) emerge un grande amore per la materia teatrale, che spinge verso l’oltre di generi, età, status: «Noi attori, in fondo, facciamo questo, lo diceva proprio Shakespeare: porgiamo al pubblico uno specchio nel quale possa guardarsi».