Sik-Sik. Corrado Augias racconta Gesù

7 Gennaio 2025

Corrado Augias racconta Gesù
a cura di Mattia Rizzi

Quando nel 1863 Ernest Renan pubblicò Vita di Gesù dovette difendersi da molte critiche: nel suo saggio l’autore liberava la figura di Cristo dalla cappa della teologia e ne raccontava con radicale umanizzazione il messaggio d’amore. Il libro era il frutto di una conversione laica, durante la quale Renan si allontanò dalla fede cattolica ma non dallo spirito del cristianesimo.

Un cammino simile è stato anche quello di Corrado Augias, che, come ha avuto modo di scrivere, si è avvicinato «alla figura storica e umana di Gesù per raccogliere il suo messaggio»; si è occupato «delle Scritture cercandovi non l’impossibile verità dei dogmi ma un senso». Alla ricerca dello stesso «senso», Augias ha accompagnato anche il pubblico del Franco Parenti con una lectio sul fondatore del cristianesimo. Del resto, è da quasi vent’anni che «un anziano signore che si professa ateo» si occupa di una figura rivoluzionaria, scomoda, di rottura, e lo fa con il rispetto e l’attenzione propri di uno degli ultimi intellettuali della scena culturale italiana.

La sua ricostruzione storica è solida ma anche immaginifica: dai marmi della villa di Ponzio Pilato a Cesarea, al sancta sanctorum del tempio degli ebrei a Gerusalemme, le preziose descrizioni di Augias trasformano la Sala Grande del teatro nella Giudea di Tiberio. Snodandosi tra una folla di personaggi dalla caratura tragica, il racconto del processo a Gesù e della sua passione diventa una straordinaria pièce. La lectio si riscopre atto e il pubblico ascolta in silenzio un dramma di cui conosce già l’epilogo.

In dialogo con coloro che coltivano il senso della spiritualità e il desiderio della trascendenza, il giornalista difende con forza il messaggio umanistico e universale di Cristo. «Amatevi l’un l’altro, come io ho amato voi»: secondo Augias le parole di Gesù assumono un significato quasi imperativo, in quanto sono diventate ormai indispensabili alla sopravvivenza della stessa umanità.

Nel narrare le vicende dell’antica Palestina, Augias ci consegna infine un’involontaria lezione di metodo: saper percorrere le strade secondarie della curiosità e dell’aneddoto. Seduto nello spazio liminare del proscenio, che egli occupa con quell’ironia garbata che da sempre lo contraddistingue, il giornalista indugia spesso nella digressione, senza mai perdere il filo del discorso. Ed è proprio quando ci concediamo qualche deviazione che impariamo a far posto all’imprevisto e all’inatteso.

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