Sik-Sik. Costellazioni, come la teoria del caos governa le nostre vite

22 Novembre 2022

Costellazioni, come la teoria del caos governa le nostre vite
di Chiara Narciso

La Sala A si modifica, rispetto alla sua classica forma, per ospitare Costellazioni. Nella sezione centrale viene posto il palco, circondato perimetralmente da una luce blu, quasi come a rappresentare un ring di combattimento. Questa scelta appare essenziale nello sviluppo di una regia che pone gli interpreti nella posizione di non dover unicamente rivolgere lo sguardo alla platea. A ogni spegnimento delle luci, con conseguente cambio di scena, i protagonisti modificano la loro prospettiva rivolgendosi talvolta agli spettatori su entrambi i lati, talvolta dando loro le spalle o ponendosi di contro al muro. Alle due estremità della sala invece si trova il pubblico, che oltre a godere di questa recita turbolenta che non trova mai un effettivo fronte, si specchia nella platea che trova dinanzi a sé. Una volta spente le luci i due attori sgattaiolano sul palco per presentare e dare vita a una serie di situazioni che, reiterate, propongono le infinite possibilità di interazione tra due persone.

Costellazioni, diretto da Raphael Tobia Vogel e tratto dal testo di Nick Payne, è in scena al Teatro Franco Parenti fino al 11 Dicembre. Protagonista della drammaturgia è la relazione amorosa che si presenta in ogni sua forma e sfaccettatura. Lo spettacolo si apre regalando alcuni impacciati e imbarazzanti momenti della fase di corteggiamento e di conoscenza. Seguono poi, senza un ordine troppo preciso, con continui flashback e flashforward, la condivisione di momenti difficili come la malattia o il tradimento, la proposta di matrimonio e la possibilità di incontrarsi di nuovo. La peculiarità della regia permette però di vivere ogni situazione e momento con uno spirito e, soprattutto, intenzioni diverse, modificate in maniera abbastanza serrata a ogni spegnimento delle luci in sala. Come nella veduta di una serie di fotogrammi, sempre uguali nella sceneggiatura, ma differenti nelle infinite possibilità di rappresentazione mutuate dalla vita reale. Ad incontrarsi e a scontrarsi su questo attuale campo di battaglia sono Pietro ed Elena, interpretati rispettivamente da Pietro Micci ed Elena Lietti, vincitrice del Premio Nazionale Franco Enriquez 2022 per l’interpretazione di questo spettacolo.

A contestualizzare i differenti cambi di scena repentini sono dei fasci di luce bianca che, formando un cerchio o riunendosi diagonalmente, dividono e sezionano lo spazio riservato ai due attori. Lui di mestiere fa l’apicoltore e tira fuori il suo sapere su api regine, operaie e fuchi proprio per formulare la sua proposta di matrimonio ad Elena. Lei è una studiosa del cosmo, lavora in università come ricercatrice ed è fortemente legata alle leggi che regolano la fisica, capaci di andare oltre i singoli individui e le loro volontà e decisioni. Grazie alla sinergica interpretazione dei due protagonisti, il regista sperimenta le infinite possibilità che si presentano all’interno di una relazione e di un rapporto esponendole alle teorie del caos, come Vogel dichiara a Repubblica. Un’intonazione differente data dalle circostanze che si stanno vivendo e affrontando, oppure semplicemente una diversa sfaccettatura che può assumere il carattere di una singola persona. Questi diventano gli elementi essenziali sui quali giocare all’interno di Costellazioni per scoprire l’infinita possibilità di scelta vigente nella vita quotidiana.

A colpire profondamente sono le scene relative alla possibilità di affrontare la malattia che, presenti fin dall’inizio dello spettacolo, diventano più nitide con il proseguire della narrazione frammentata. Anche in questo caso gli attori si trovano a soffermarsi sempre sulle stesse battute, esasperandole e dotando la scena di una certa tensione e gravità, o trasformandole per rendere il momento intimo e fragile. Tra gli altri momenti anche una scena della rappresentazione realizzata utilizzando il linguaggio dei segni. Come ripete più volte il personaggio di Elena ricordando sua madre, non è la possibilità di morire, ma quella di restare in vita che spaventa, forse proprio per l’infinità di scelte e universi possibili.

 

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