Ferzaneide. Sono ia! – Una tavolata alla Özpetek
di Bianca Vittoria Cattaneo
Tutto esaurito al Teatro Franco Parenti per Ferzan Özpetek. Dalla prima all’ultima fila, la Sala Grande è gremita di persone che si ritrovano nell’unica serata dello show per scoprire aneddoti e racconti sulla vita del regista italo-turco. Episodi che spesso si legano fortemente a decisioni e spunti che hanno portato alla genesi dei suoi film, di cui scopriamo sempre più dettagli. Che siano fan affezionati o cari amici, curiosi o appassionati di cinema, il protagonista della serata si rivolge a tutta la platea con amichevole confidenza, lasciandosi andare ad una piacevole chiacchierata che coinvolge e diverte.
Quello che, per chi legge la locandina dello spettacolo e non conosce Özpetek, potrebbe apparire come una noiosa discussione e celebrazione dei propri lavori, diventa un racconto piacevole, che scorre incredibilmente veloce e che a conclusione dell’ora e venti, riceve urla dalla platea che implorano di non mettere fine allo show. Il regista procede in una narrazione semplice ed episodica, scandita in momenti in cui si sofferma sulle figure della sua famiglia o del suo compagno di vita. Il tutto con una simpatia genuina che gli permette di apparire spontaneo e affabile, rivolgendosi al pubblico come ad un gruppo di amici che non incontra da tempo e con cui non vede l’ora di ricordare le storie più divertenti della sua vita. Trasforma davvero il teatro in una di quelle tavolate di amici che ritroviamo in molti dei suoi film e che ci riportano a ricordi di familiarità domestica e di semplicità tipiche delle riunioni di famiglia durante i pranzi estivi. Una familiarità necessaria se si pensa che lo spettacolo è stato costruito durante il periodo del Covid e messo in scena per la prima volta a ottobre 2021, per rendere un po’ più vicini gli spettatori in un periodo ancora buio.
In un gioco continuo che rimbalza tra protagonista e pubblico, più di una volta Özpetek interpella i suoi spettatori: prima fra tutti l’ospite d’eccezione della serata, Ornella Vanoni. Il regista sta raccontando del fascino che lui prova per le storie d’amore e della bella sensazione che gli provoca il processo della seduzione e del flirting, quando si rivolge direttamente alla cantante: «Ornella noi non abbiamo mai flirtato!». La risposta di lei non si fa attendere: «Sto aspettando!», esclama. Lo scambiò tra i due sottintende la grande stima che il regista serba per l’artista che, ammette, gli incute anche un certo timore reverenziale. Vanoni così come molte altre donne è stata ed è per Özpetek un’ispirazione, che ha riscontrato nelle figure femminili della sua vita un vero e proprio ruolo di guida. Prima fra tutte la madre: è la persona che più ritorna all’interno dello show, numerosi episodi ce la raccontano come una figura incredibile, amante dei piaceri della vita e sempre vicina al figlio più piccolo. Proprio nelle vesti di figlio affezionato ricorda il magnifico rapporto che li legava, riportando anche l’aneddoto che gli ha permesso di vivere liberamente la sua sessualità e in cui la madre, il cui appoggio non è mai mancato, è stata centrale grazie alla sua vicinanza.
Sempre ad una figura femminile è dedicato il sottotitolo dello spettacolo: si tratta di una delle prime donne transgender di Roma, che abitava nello stesso condominio del regista e sulla cui personalità è costruito il personaggio di Sierra ne Le fate ignorati. A proposito di questa persona incredibile ed esuberante Özpetek ricorda che un giorno qualcuno stava chiamando il suo nome e le voci risuonavano per il palazzo: «Sono ia!» rispose. Perché per rivendicare la sua identità di genere anche la parola io doveva essere declinata al femminile!